Blog del sito http://cubareale.webnode.it/

mercoledì 16 aprile 2014

Dichiarato da quest’anno ufficialmente il venerdì santo giorno di festa




Quest'anno anche i cattolici cubani festeggeranno la pasqua come regolare festa comandata. Il regime comunista cubano ha infatti decretato ufficialmente il Venerdì santo della Pasqua cattolica come giorno festivo, assecondando così una richiesta dell'ex papa Benedetto XVI. Lo ha annunciato il quotidiano ufficiale Granma.

lunedì 14 aprile 2014

Riunione imprenditori italiani

Da.  http://ilvecchioeilmare.blogspot.it/



Ieri pomeriggio nella residenza della 5ta avenida, l'Ambasciatore Carmine Robustelli, ha tenuto una riunione con imprenditori italiani residenti a Cuba o che si trovano in luogo per la X Fiera del Materiale da Costruzione. Durante lo scambio di vedute si è parlato specialmente delle novità legislative che riguardano la Zona Speciale di Sviluppo del Mariel e della nuova legge sugli investimenti stranieri. Ancora molte perplessità e domande senza risposta dal momento che la legge, pur approvata dall'Assemblea Nazionale del Poder Popular, non è stata ancora pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale con i dettagli e le norme applicative.
Erano presenti oltre al Segretario d'Ambasciata, dottor Pietro De Martin, l'Addetto Commerciale d.ssa Mariangela Guerrieri e il vice presidente dell'Associazione Imprenditori Italiani a Cuba Massimo Buonanno.

Per l'occasione si è anche parlato della Settimana della Cultura Italiana che il prossimo novembre celebrerà la sua 17ma edizione e che dipende quasi esclusivamente dall'Ambasciata, in quanto il Ministero ha tagliato i fondi per finanziare l'evento pertanto, già da qualche anno, la sede diplomatica si avvale dei contributi versati volontariamente dagli imprenditori presenti a Cuba e grazie ai quali l'iniziativa può continuare. Ha anche sottolineato che gli artisti partecipanti offrono la loro collaborazione in modo gratuito o almeno ai minimi costi possibili, grazie al loro interesse per la conoscenza del Paese e il desiderio di interagire con artisti cubani. Gli artisti interessati a questo tipo di manifestazione, possono inviare i loro progetti accompagnati dalle eventuali richieste economiche e/o logistiche all'Ambasciata d'Italia all'Avana. La prossima edizione sarà dedicata in particolare al ricordo del Maestro Claudio Abbado che ha avuto legami artistici ed affettivi con Cuba.

martedì 8 aprile 2014

Una scambio con Aldo

Ciao Aldo
sempre interessantissimi i tuoi post, e molto attuali.
Mi sono permesso di riportare questa sul mio sito citando la fonte.
Mi spiace che hai tolto dai siti che segui il mio: http://cubareale.webnode.it/
certo non ha le pretese del tuo e nemmeno di essere quotidianamente consultato
ma mi dicevi che l'avevi apprezzato.
Avrebbe bisogno di un rinnovamento sono sicuro.
Ma ti devo ringraziare comunque perché al di fuori da alcuni articoli che copio,
rimane sempre per me un ottima finestra sempre aperta sulla realtà cubana.

ciao a presto
NIKI

Caro Niki, in merito alla cancellazione del tuo sito, devo dire che è avvenuta in un momento di "ristrutturazione" dei link da me più o meno seguiti e che sciaguratamente non avevo trascritto per riproporre, escludendone alcuni. Infatti, come avrai notato non c'è stato più quello spazio per un po' di tempo. Adesso sto cercando di ripubblicare quelli che ricordo a memoria. Devo però dire, senza ipocrisia, che dopo una recente visita al tuo sito con l'intenzione di riproporlo, mi sono fermato perché l'ho trovato molto cambiato e, secondo il mio punto di vista, troppo politicizzato. Non solo, ma mi sembra anche che sia "schierato" praticamente solo da una parte. In politica ho già dato e cerco, magari senza riuscirci sempre, quando esprimo dei giudizi di merito, di essere obbiettivo. credo che i regimi cubano e venezuelano siano molto meno che perfetti, anzi, ma la campagna internazionale diretta dagli Stati Uniti per dare le informazioni che fanno comodo a loro abbia contagiato un po' tutti. Il loro atteggiamento su Russia e Venezuela è semplicemente vergognoso, ma come sempre risulta che loro sono la cavalleria che salva gli assediati. Fa niente se, solo ultimamente, hanno sconvolto nord Africa e Medio Oriente e anche un po' più in la. Ma i "cattivi" sono sempre e solo gli altri. In merito a Yoani Sànchez, su cui ho le mie teorie, non penso proprio che abbia bisogno anche del mio modesto aiuto per la diffusione dei suoi scritti.


Accetto e devo condividere le tue critiche.
Penso parli del blog del sito, per tenerlo un minimo aggiornato, metto in secondo piano i contenuti profondi, e le analisi ,che, come ben dici, sono ben lontani dall'informazione facilmente reperibile.
Sull'atteggiamento nord americano nei confronti dell'intero pianeta mi trovi praticamente d'accordo.
Di Yoani Sancez ho avuto qualche delusione visto che il suo successo mondiale pone tanti interrogativi, ma il suo racconto della realtà se pur a fini oramai quasi solo commerciali, rimane per me una visione reale anche se strumentalizzata.
Per il resto sono molto interessato allo sviluppo di energie sostenibili e delle più frequenti collaborazioni di ricercatori italiani nel campo.
Ma il principale fine dell'intero sito rimane quello descritto in home page.
Purtroppo non ho contraddittori e commenti nei post, nessuno ha mai aperto una qualche forma di discussione o critica, viaggia un pò per conto suo e io non vaglio bene il messaggio che ne viene fuori,anche perchè dopo problemi tecnici l'ho spostato fuori dal sito stesso cercando così di usalo come ponte. 
Non avrei problemi ad eliminarlo, dopo diversi anni, devo riflettere se metterci più impegno e più analisi o lasciarlo andare così come ora, un luogo dove posto, diciamo, quello che mi colpisce o che mi interessa senza troppo badare al messaggio.
Sostanzialmente il sito è nelle sue origini quello di promuovere il turismo in fai da te e solidale, 
e devo dire che dei risultati in questo senso li ho, con tante persone scambio idee e informazioni che trovano oltre che utili praticamente, anche a livello di conoscenza anticipata di quella società che troveranno e che cerco sempre di valorizzare, ed un ritorno soddisfacente almeno a livello umano devo contarlo.
Sono contento in fondo dei tuoi appunti, il mio anticastrismo, una volta molto sentito si stà stemperando via via, non nei confronti del regime che pur è vivo, ma nel complesso generale della situazione cubana nei confronti di questa globalizzazione che stà producendo disastri e di un sistema mondiale che oramai ha messo in secondo piano la civiltà raggiunta in tanti secoli.
Non son bravo e ho tanta confusione in testa per affrontare temi simili.
Non voglio fare un blog politico, il copia e incolla spesso mi tradisce, e come tanti a volte mi adagio alla notizia, anche se so bene che da noi non c'è più libertà di stampa da tanto e stà scricchiolando anche quella reale.
(quasi pubblico questo scambio sul Bolg)
Ciao

1.      

Non voglio certo atteggiarmi a "maestro", prima di tutto perché non lo sono e poi perché ognuno fa le scelte che gli pare. credo però che in uno spazio "pubblico" anche se non ufficiale, ma viste le caratteristiche letto da chiunque, si dovrebbe valutare quello che viene sottoposto. Naturalmente non sono per le censure e nemmeno per impedire a chiunque di scrivere o pubblicare quello che vuole, sempre che non offenda o porti pregiudizio o calunnia ad altri. Nel caso specifico del Venezuela, credo che ci sia già abbastanza stampa di parte a pubblicare cose non vere o gonfiate ad arte. Ne citerò solo una perché, come dicevo, non voglio entrare in discorsi politici: la stampa "bempensante" specialmente americana, ma non solo, accusa il Venezuela di essere una "dittatura". Ebbene ci sono state 19 elezioni libere e universali in 18 anni (più di una all'anno!!!!) in quella "dittatura". In parlamento siede un opposizione, forte, guidata dall'oligarchia dei potenti che fa il bello e brutto tempo con l'economia del Paese e lo ha ridotto al lumicino per poter stroncare il partito al governo. Non aggiungo altro. Su Yoani, non ho altro da aggiungere, se non che scrive molto bene...

Cuba, dagli Usa il Twitter clandestino per abbattere il regime castrista

Secondo l'Associated Press, il social network ZunZuneo, nato per aggirare il blocco di Internet, era in realtà un "cavallo di troia" degli Stati Uniti per scatenare la rivolta sull'isola


WASHINGTON - Cuba tuona contro gli Usa, usando gli stessi toni con cui il suo "Lìder Maximo", Fidel Castro, amava dipingere con parole quanto la rivoluzionaria isola caraibica fosse una spina nel fianco dello Zio Sam. Questo, mentre la crisi ucraina sembra ripiombare il clima internazionale in un mood da Guerra Fredda. Ma se in Crimea hanno soffiato davvero i venti di guerra, la nuova Baia dei Porci americana è su internet. Si chiama ZunZuneo ed è un servizio simile a Twitter che, accusa l'Avana, è stato messo in piedi da Usaid, l'Agenzia americana per lo sviluppo internazionale, per aggirare il blocco di internet e dei social network sull'isola. Con l'obiettivo di farlo usare ai cubani e diffondere il virus della rivolta contro il regime comunista.

L'esistenza di ZunZuneo (il verso del colibrì nel dialetto locale), rivelataieri dall'agenzia Ap, è stata confermata dalla Casa Bianca, che ha tuttavia negato che il programma fosse segreto o destinato a incitare alla ribellione contro i Castro. Ma la smentita non ha convinto l'Avana. "Il governo degli Stati Uniti deve rispettare il diritto internazionale e gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite. Deve cessare immediatamente le sue azioni illegali sotto copertura contro Cuba, respinte dal popolo cubano e dalla comunità internazionale", ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri, Josefina Vidal. Perché la vicenda di ZunZuneo, ha aggiunto, "dimostra che il governo americano non ha rinunciato ai suoi piani sovversivi nei confronti di Cuba".

L'agenzia di stampa ufficiale Prensa Latina ha ricordato un discorso tenuto da Raul Castro lo scorso 1 gennaio, in cui il presidente cubano metteva in guardia sui "tentativi di introdurre subdolamente piattaforme per il pensiero neoliberista e per la restaurazione del capitalismo neocoloniale". "Quella denuncia fatta da Castro dei destabilizzanti tentativi del governo americano contro Cuba - commenta Prensa Latina - è stata corroborata dalle odierne rivelazioni riguardanti un piano per spingere la gioventù cubana tra le braccia della controrivoluzione, con la partecipazione di una agenzia americana", la Usaid.                

La Casa Bianca minimizza gli obiettivi di ZunZuneo e nega la sua segretezza, ma i vertici di Usaid, agenzia controllata dal Dipartimento di Stato, dovranno presentarsi davanti al Senato per fare chiarezza sul progetto ZunZuneo, usato sull'isola da migliaia di utenti fino al 2012 e poi chiuso misteriosamente.

Ieri, dopo l'esplosione del caso, il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, ha dichiarato che il Congresso era stato messo al corrente della questione, per poi aggiustare il tiro in serata facendo marcia indietro: l'amministrazione Obama avrebbe chiesto solo a una sottocommissione di Capitol Hill - quella che approva i programmi federali - di discutere sui finanziamenti di Usaid. Nulla di più.

Davanti alla sottocommissione del Senato per le sovvenzioni al dipartimento di Stato testimonierà martedì prossimo l'amministratore di Usaid, Rajiv Shah. L'audizione, incentrata sul bilancio dell'agenzia guidata da Shah, potrebbe comunque aiutare a chiarire alcuni dubbi circa il progetto ZunZuneo. In particolare, se l'amministrazione Obama abbia informato i deputati dei propri piani in maniera adeguata.

Carney, da parte sua, ha sostenuto che il progetto non rappresenta un'operazione segreta, ma una delle tante iniziative dell'agenzia per portare la democrazia nel mondo. Per questo, ha continuato il portavoce, non necessitava di un'autorizzazione scritta da parte del presidente Obama, come invece previsto per tutte le altre missioni segrete.

Ma il Congresso pretende chiarezza, perché i dubbi restano. Due senatori democratici della Commissione intelligence e di quella giudiziaria hanno dichiarato di non aver mai sentito parlare di ZunZuneo. A rincarare la dose ci ha pensato ieri - in un'intervista al canale Msnbc - il senatore democratico e presidente della commissione giudiziaria del Senato, Patrick Leahy, definendo il progetto "stupido, stupido, stupido"

Cuba, il twit della sovversione



Da http://www.informarexresistere.fr/
- di Fabrizio Casari -
Società fittizie con sedi in Spagna e alle Cayman, paradiso dell’off-shore; spioni, soldi occulti, banner pubblicitari per far credere ad una finta rete commerciale, server all’estero e ingegneri informatici che non sapevano di lavorare per il governo Usa. Questa è la storia occulta (ma ora nota grazie ad una inchiesta dell’agenzia Associated Press) di ZunZuneo, ormai noto come il “twitter cubano”. Le modalità, i personaggi, i finanziamenti e la rete occulta dell’operazione sono noti, anche se molto ancora ci sarà da scoprire.
Ma intanto si può dire che tutti i componenti di una moderna spy-story dell’era tecnologica sono abbondantemente presenti nella vicenda dell’ennesima figuraccia statunitense nei confronti di Cuba. ZunZuneo (colibrì in italiano) infatti, era un programma della CIA introdotto a Cuba tramite la USAID, che si presenta come agenzia per lo sviluppo ma è, a tutti gli effetti, un braccio operativo dell’intelligence statunitense. Pare che il programma fosse stato messo a punto in Nicaragua, grazie ad un operatore informatico impiegato presso l’ambasciata statunitense a Managua.
Lo riferiscono fonti giornalistiche nicaraguensi, che definiscono Mario Behrnheim, impiegato presso l’ambasciata USA a Managua, uno dei principali programmatori del sistema. Stando alle stesse fonti, Behrnheim fu arruolato da sua sorella, Noy Villalobos, direttrice generale di Creative Associates International, dietro richiesta della USAID. Le basi operative dell’operazione erano appunto a Managua, San Josè de Costa Rica e Washington.
Il suo lavoro consisteva nel creare una rete sociale di messaggi di testo che potesse arrivare ai cellulari cubani allo scopo di un suo successivo utilizzo a fini politici antigovernativi. A capo del progetto c’era Joe McSpedon, funzionario del governo USA e dirigente della USAID che si riunì nel 2010 con una squadra di specialisti in alta tecnologia (tra questi Behrnheim) per creare una rete sociale destinata ad essere utilizzata per attività antigovernative nell’isola socialista.
Presentatosi come prodotto gratuito in un paese dove l’accesso alla rete è carissimo, per via dell’impossibilità – causa embargo – da parte dei cubani di servirsi dei cavi sottomarini attraverso i quali viaggia la rete Internet, ZunZuneo aveva visto l’adesione di 40.000 utenti, che scambiavano opinioni e commenti sullo sport, la musica e su vicende di vita quotidiana.
Il progetto dei suoi ideatori, però, non era certo quello di favorire le relazioni tra cubani: l’intento mascherato di quest’ultimo cavallo di Troja della CIA era invece quello di costruire una rete sociale sulla quale, appena fosse possibile, far viaggiare la protesta contro il governo.
L’USAID, ente del governo statunitense, che si presenta al mondo come organismo umanitario, aveva la gestione diretta dell’affaire. L’idea di utilizzare la Rete per promuovere la sovversione a Cuba, aveva solleticato Langley. Ma come è sempre successo dal 1959 ad oggi, il sogno statunitense della sovversione a Cuba si è rivelato una frustrazione.
Come già con il terrorismo e la guerra diplomatica, politica e commerciale ai danni dell’isola, anche l’utilizzo della Rete si è rivelato un fallimento e l’ultimo tentativo in ordine di tempo perpetrato dal governo statunitense di istigare la sovversione a Cuba è stato prima smascherato e poi irriso.
E’ stata, come si diceva, una magistrale inchiesta giornalistica dellaAssociated Press a scoprire l’ennesimo tentativo statunitense di costruire sovversione e destabilizzazione politica in paesi sovrani. Il Portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, in evidente imbarazzo, ha sostenuto che l’iniziativa non era segreta, dal momento che il Congresso l’aveva discussa e l’Ufficio di contabilità del governo l’aveva approvata. Successivamente lo stesso Carney ha aggiustato il tiro: l’amministrazione Obama avrebbe chiesto solo a una sottocommissione di Capitol Hill – quella che approva i programmi federali – di discutere sui finanziamenti di Usaid al programma.
E comunque non sarà stata (forse) segreta per il Congresso Usa, ma certo lo era per i cubani, che non sapevano di utilizzare un sistema (che credevano destinato ad usi commerciali) impiantato dagli Usa a scopi di sovversione interna. Resta poi il fatto che, a conoscenza del governo o no, l’operazione è illegale, in quanto in palese violazione delle norme del diritto internazionale che proibiscono l’ingerenza negli affari interni dei paesi.
Nella sua inchiesta la Ap cita un promemoria del 2010 di Mobile Accord, una società di media coinvolta nel progetto, dove si avverte che “non sarà menzionato il governo degli Stati Uniti, è cruciale per la riuscita a lungo termine della Missione”. Non solo: ad evidenziare il carattere dell’operazione destinata all’infiltrazione spionistica, la Ap rende noto che in un altro documento si dice che “falsi banner pubblicitari daranno l’impressione di una impresa commerciale”.
Quale che sia lo scenario e i mezzi utilizzati, il refrain delle attività sovversive e terroristiche di Washington verso L’Avana, l’esito è sempre lo stesso: milioni di dollari impiegati, zero risultati ottenuti. E, oltre al danno, la beffa, perché l’ennesima vicenda d’ingerenza statunitense nei confronti di Cuba finisce come tutte le altre, con il Dipartimento di Stato che raggranella la sua ennesima figuraccia.
Una parte dell’establishment USA, comincia ad aver chiaro il quadro. Ultimo, in ordine di tempo, il Senatore democratico e presidente della commissione giudiziaria del Senato, Patrick Leahy, che in  un’intervista al canale Msnbc, ha definito il progetto ZunZuneo  “stupido, stupido, stupido”.
Non solo stupido, ma notevolmente costoso. Come avviene del resto con la fallimentare Radio e Tv Martì, dirette e gestite dalla mafia cubano americana di Miami e da nessuno ascoltate; o come con l’inutile utilizzo della mercenaria Joany Sanchez, popolarissima sui media occidentali ma sconosciuta a Cuba, dove della sua esistenza sono informati solo i parenti stretti, falliscono di nuovo i tentativi d’invadere l’isola socialista con la propaganda trasmessa attraverso denaro e mezzi tecnologici imponenti.
Le covert action dell’intelligence USA proseguono, ma incontrano regolarmente sconfitte che sembrano replicare quelle ottenute in sede Onu quando, annualmente, Washington si trova da sola contro il mondo intero per il suo blocco anacronistico e illegale verso Cuba.
In quest’ultima vicenda emerge semmai l’aspetto simbolico di una sconfitta patita dagli inventori e gestori di Internet, prima potenza al mondo per spionaggio e risorse tecnologiche, che devono arrendersi davanti ad un paese agli ultimi posti al mondo per risorse informatiche. Per arrogante e muscoloso che appaia Golia, Davide ha una buona mira.


Da Repubblica :

Cuba, dagli Usa il Twitter clandestino per abbattere il regime castrista



NEW YORK - Un Twitter clandestino per abbattere il regime castrista a Cuba. Secondolerivelazioni dell'agenzia di stampa americana Associated Press, sarebbero stati gli Stati Uniti a ideare e lanciare nel 2010 ZunZuneo ("colibrì", nello slang locale), una sorta di Twitter cubano, per aggirare il blocco di Internet e dei social network sull'isola. Il progetto però, oltre a intrattenere e far socializzare i cubani, aveva un secondo scopo, molto più importante: scatenare la rivolta a L'Avana contro il regime dei Castro.

La storia. ZunZuneo è nato nel 2010 e, fino a qualche tempo fa, aveva decine di migliaia di utenti - moltissimi di questi giovani e teenager - che discutevano e socializzavano non attraverso la Rete (bloccata dal governo per la grandissima parte della popolazione), ma grazie a un sistema che metteva in condivisione gli sms dei cubani. Teoricamente ZunZuneo è nato per condividere gusti, svago, commenti sportivi e altri contenuti più frivoli.

Il piano americano. In realtà, secondo quanto riporta l'Associated Press, che ha ottenuto un migliaio di pagine di documenti al riguardo, il progetto era finanziato dagli Stati Uniti per fini politici, per lanciare e far condividere messaggi contro il regime cubano e fomentare la ribellione. Un investimento da circa un milione e mezzo di dollari che, ufficialmente, erano invece destinati a un vago progetto umanitario in Pakistan. Secondo l'Ap, la mente del progetto sarebbe addirittura la U.S. Agency for International Development (USaid), l'agenzia del governo americano per lo sviluppo internazionale che fornisce aiuti e sostegno alle popolazioni povere o in difficoltà nel mondo, in collaborazione con i governi stranieri.

Contro la censura. Non solo. L'USaid, infatti, avrebbe gabbato il governo cubano e i suoi utenti legando ZunZuneo a compagnie con sede legale in Spagna o alle Cayman, eliminando ogni legame con gli Stati Uniti. E gli stessi dirigenti di ZunZuneo sarebbero stati all'oscuro di tutto. Inoltre, l'USaid, per arrivare agli utenti cubani, sembra abbia ottenuto circa 500mila numeri di telefono cubani senza autorizzazione e raccolto anche i loro dati sensibili, come età, sesso e, soprattutto, tendenze politiche.

Come la Guerra Fredda.
 Quindi, il progetto dell'agenzia americana, stando alla ricostruzione dell'Ap, sarebbe andato ben oltre i suoi limiti, rievocando scenari da Guerra Fredda o comunque di diversi decenni fa. Tuttavia, per un'azione del genere, la legge americana prevede l'approvazione del Presidente, in tal caso Barack Obama. Per ora, sia l'USaid sia il governo cubano non hanno voluto commentare lo scoop dell'Ap. Mentre il portavoce della Casa Bianca Jay Carney, in una conferenza stampa, ha definito ZunZuneo "solo un programma di sviluppo come tanti altri", un'operazione non "segreta", ma "discreta".

Lo stop a ZunZuneo. ZunZuneo è stato lanciato nel 2010 pochi mesi dopo il caso dell'arrestodi Alan Gross, un contractor americano accusato di "attività sovversiva" per conto, pare, di un'altra missione di USaid con lo scopo di espandere l'uso di Internet a Cuba. Poi, nel settembre 2012, lo stop del governo cubano a ZunZuneo, che aveva già provato più volte a tracciare i messaggini degli utenti del social. Il senatore democratico americano Patrick Leahy ha dichiarato che, se la ricostruzione dell'Ap fosse vera, si tratterebbe di una notizia "molto preoccupante".

giovedì 3 aprile 2014

Yoani a Miami: "Il mio periodico digitale è quasi pronto!"






La bloger cubana Yoani Sánchez ha partecipato alla conferenza sulla diffusione di Internet in America Latina, Hispanicize 2014, inaugurata oggi a Miami. La notizia più importante è che il suo periodico digitale è quasi pronto, può contare su 11 giornalisti, addestrati a cercare notizie e a diffonderle con ogni mezzo digitale. "Il giornale conterrà notizie, reportages, inchieste, interviste e commenti", ha detto Sánchez durante la conferenza che si è tenuta presso l'Intercontinental Hotel di Miami. Il nome della pubblicazione è ancora segreto, ma la blogger conta di lanciare il nuovo media telematico a fine aprile, nella peggiore delle ipotesi nei primi giorni di maggio.




"Non sono giornalista di mestiere, ma questa attività è diventata la mia professione. Non solo: è la mia passione. Credo nella forza dell'informazione per favorire il cambiamento. Sogno di lavorare nella redazione di un giornale", ha aggiunto Sánchez durante un pranzo mentre riceveva il premio “Latinovator”.



Il periodico sarà distribuito tramite telefoni cellulari e a mezzo posta elettronica, perché i cubani possiedono più cellulari che computer (74 ogni 1.000 abitanti). Altri mezzi di diffusione saranno: memory card, chiavette USB, DVD e CD.




"I funzionari del governo cercheranno di rendere la vita dura al mio periodico digitale, forse tenteranno di bloccarne la distribuzione, diffameranno i giornalisti, cercheranno di tendere tranelli, di far trapelare false informazioni, per screditare il nostro lavoro, potrebbero persino arrestare qualche giornalista...", ha detto Yoani Sánchez . Il governo cubano non concede licenze per giornalisti indipendenti e allora la blogger ne ha chiesta una come dattilografa, che è il mestiere più vicino... Yoani ha concluso dicendo di non credere all'apertura governativa verso gli investitori stranieri, perché a suo giudizio il governo cubano non rispetta per cultura il capitale privato. "Autonomia economica è autonomia politica. Cuba ha bisogno di un cambiamento radicale", ha concluso.





Gordiano Lupi

Punto di vista - Turismo americano

da  http://ilvecchioeilmare.blogspot.it/


CALIFORNIA MAGAZINE

Di Wendy Miller (direttrice della rivista “California”)

Eccoci. Siamo avvolti nei nostri maglioni, seduti nel nostro autobus (fabbricato in Cina e con aria condizionata al massimo) e ci addentriamo silenziosamente attraverso la campagna cubana. Fuori, la temperatura è di circa 30 gradi ed è umido; la gente che intravediamo o che è ferma agli angoli delle strade è vestita con pantaloncini e canottiere; mentre nel bus si gela.
Dai nostri posti, comodi ma freddi, si vedono alcuni contadini che fanno seccare del riso lungo la strada. All’improvviso una brusca frenata: auto in avaria davanti a noi. Ci giriamo attorno e passiamo oltre, quasi sfiorando un uomo che vende noccioline ai bordi della strada. Dopo un po’ attraversiamo una zona boscosa nel mezzo della quale si trova un edificio (ormai in rovina, purtroppo) della metà del XX secolo.
Lungo un tratto di spiaggia, bellissimi bungalow bianchi confinano con l’acqua. Mentre dall’altra parte della strada un gruppo di edifici dipinti a “tinte tropical” mi ricordano alla mente la serie tv Miami Vice degli anni ’80.
Siamo al terzo giorno di un tour di otto giorni in totale al quale partecipo con 28 compagni di viaggio. Si tratta di un tour “People to People” organizzato da Cal Discoveries Travel (filiale della Cal Alumni Association) che dal febbraio 2012 offre ai viaggiatori statunitensi la possibilità di effettuare visite guidate a Cuba.
Si tratta di una settimana piena di attività che comprendono la visita a tre città e innumerevoli eventi culturali e formativi: attività “interattive”, tre conferenze, visite a strutture mediche, comunità religiose, musei, scuole di danza e musica, due alberghi, e molti ristoranti.
Il nostro percorso, come tutti i viaggi sull’isola approvati dalla legge, deve ovviamente essere conforme alle restrizioni statunitensi (benché molti nel nostro gruppo continuino a pensare che le restrizioni siano state imposte da Cuba). Ricordo le parole di uno dei miei compagni di viaggio il primo giorno, mentre eravamo in fase di atterraggio a Cienfuegos: “Questo viaggio sarà veramente intensissimo e non ci offrirà molto tempo libero. Scommetto che il governo cubano vuole seguire le nostre tracce”. “No”, gli ho risposto io, “Penso che questa è una cosa che farebbe più volentieri il nostro governo”.




Il sito web del Dipartimento del Tesoro pubblica linee guida piuttosto chiare su questo punto: “…i turisti avranno un orario a tempo pieno di attività di scambio educativo che si tradurrà in un’interazione importante tra i viaggiatori e gli abitanti di Cuba”.
La nostra prima possibilità di “interazione” ha avuto luogo proprio durante il primo giorno, quando abbiamo incontrato Yaritza, la nostra guida cubana (una bella e giovane donna che parla quattro lingue – tra le quali ovviamente spagnolo e inglese – che possiede una vasta conoscenza della storia e della cultura di Cuba, della sua struttura sociale, della sua economia e che, come scopriremo durante il tour, dimostrerà infinita pazienza ed impegno nel raccontarci ogni cosa, oltre a tradurre e parlare con noi per circa otto-dieci ore al giorno). Come la maggior parte dei cubani, Yaritza lavora per il governo. Essere una guida è davvero un buon lavoro; forse non prestigioso come l’insegnamento (la vecchia professione di Yaritza), ma molto più vantaggioso in termini economici.
Come guida Yaritza riceve mance in CUC, la moneta convertibile utilizzata dai turisti (i CUC sono legati al valore del dollaro e valgono 25 volte il peso cubano, la moneta con cui vengono pagati i salari statali). Yaritza inoltre non sembra affatto “un’orgogliosa beneficiaria del sistema socialista”. La sua attitudine appare piuttosto progressista: Yaritza è femminista, proprietaria di una casa, a favore della riforma economica, simpatizzante delle piccole imprese private; nonché madre lavoratrice attenta e presente (a giudicare dalle regolari chiamate a casa per “monitorare” il figlio).
L’AVANA E IL TURISMO

Abbiamo trascorso la maggior parte del nostro tempo nella capitale di Cuba, L’Avana: una grande città così variegata, vivace e colorata che la mia prima reazione è stata quella di sentirmi “inadeguata” (come se avessi bisogno di almeno altri tre sensi per assorbirla completamente). Solo in fatto di architettura (da quella coloniale e neo- classica a quella barocca e art decó, quella “mafia style” della metà del secolo o quella sovietica) potrebbe travolgere e coinvolgere incessantemente per più di un mese anche uno storico appassionato.
A L’Avana Vecchia, altro sito Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, gli edifici restaurati sono così colorati che sembrano vivi. La sensazione è intensificata dal flusso costante di persone vestite in colori vivaci e dalla musica (assolutamente contagiosa) proveniente da ristoranti, bar e praticamente da ogni angolo di strada.
L’Avana seduce e sconcerta allo stesso tempo. È perfettamente pulita, eppure gran parte delle sue infrastrutture si stanno sgretolando inesorabilmente. Si tratta di una città fatta di contrasti, fra enormi e vecchi palazzi coloniali e case in cemento che ancora riportano i manifesti socialisti (ricordo dei legami sovietici, in realtà ancora esistenti). Negli edifici pubblici splendidamente restaurati, lunghe code di persone si avventurano nella lobby per utilizzare l’unico bagno funzionante o per prendere l’ascensore. Il governo possiede risorse limitate per rifacimenti e modifiche; e il loro utilizzo è ovviamente limitato. Tuttavia, i turisti sono ovunque e apprezzano ogni cosa, anche i disagi. Secondo le statistiche del governo, nel 2011 l’isola ha raggiunto oltre i 2,7 milioni di visitatori.
Un po’ paradossalmente, il turismo è promosso dallo stesso governo che rovesciò Batista, (il dittatore che ha contribuito a trasformare L’Avana in un parco divertimenti per adulti, ricca di alberghi, casinò e bordelli risalenti al periodo di “apertura alla Mafia” – così come ci ha riferito l’architetto Miguel Coyula).
È proprio il turismo a guidare l’economia di questa città; il sistema di classi basato su due diverse monete è piuttosto evidente: stranieri con molto denaro riempiono gli hotel (che sono stati rinnovati attraverso associazioni con investitori stranieri), mentre gli alberghi statali, più logori, rimangono mezzi vuoti.
Se c’è un posto a Cuba che ha un futuro nel settore turismo, questo è sicuramente Las Terrazas, dove il gruppo del tour ha trascorso il settimo giorno di viaggio. Il villaggio è situato nella Sierra del Rosario, una Riserva della Biosfera dall’UNESCO.

Las Terrazas, in precedenza una vasta area disboscata a 50 chilometri da L’Avana, è oggi una cittadina sulle rive di un lago che conta 1.400 abitanti. I fondatori originari del villaggio arrivarono alla fine del 1960 dai villaggi più poveri dei dintorni per coltivare con il metodo delle terrazze e per costruire. La comunità ha ora le scuole, un centro per anziani, una clinica medica, orti biologici, negozi di souvenir e un’ottima reputazione in materia di ecoturismo.


A partire, per esempio da quell’hotel e El Romero che può vantare un ottimo ristorante biologico vegetariano. Las Terrazas unisce convenientemente una precisa attitudine comunitaria, piccole imprese private e innovazione. È una delle mete preferite per la maggior parte delle persone del nostro tour e probabilmente il preferito di tutti i viaggiatori interessati a coniugare relax (comfort, cibo sano, etc…) a responsabilità sociale e ambientale (valori che noi californiani sentiamo molto vicini ed affini).
Sulla via del ritorno al bus, faccio due chiacchiere con Tito Núñez Gudas (lo chef del ristorante eco dove abbiamo pranzato) che viaggia con noi mentre rientriamo a L’Avana. Parliamo di Slow Food (di Alice Waters, di Michael Pollan…). “Siamo tutti parte del movimento Slow Food”, mi dice Tito con un sorriso.
Mentre mi avvolgo nuovamente nel maglione per proteggermi dall’inspiegabile gelo prodotto dall’aria condizionata del nostro bus cinese, mi rannicchio e penso al nostro ritorno a casa. Non ho comprato nemmeno un souvenir. Chiedo a Yaritza se potrò trovare delle magliette del Che in vendita all’aeroporto. “È probabile”, mi dice un po’ titubante. Poi specifica: “Comunque, se ci sono si potranno acquistare sia in CUC, dollari o euro”.

martedì 1 aprile 2014

Un giorno senza lavoratori privati


YOANI SANCHEZ


Il sonno della ragione genera mostri. 
Francisco de Goya 

Il giorno cominciò in un’atmosfera da incubo. Venne a mancare il caffè del mattino perché all’angolo di strada non c’era il venditore con termos e bicchierini. Per questo motivo camminò stancamente fino alla fermata degli autobus, mentre faceva attenzione se vedeva qualche tassì collettivo. Niente. Neppure un vecchio Chevrolet passava per il viale, non si intravedevano neanche gli ingegnosi pisi-corres capaci di trasportare fino a dodici passeggeri. Dopo un’ora di attesa, riuscì a salire sull’autobus, irritato dalla mancanza di un pacchetto di noccioline con cui placare “il languorino” che sentiva allo stomaco. 

Quel giorno sul posto di lavoro combinò poco. La direttrice non riuscì ad arrivare perché la baby-sitter che si occupava della bambina si assentò. Altrettanto accadde all’amministratore, che non solo bucò uno pneumatico della sua Lada ma soprattutto trovò chiuso il riparatore di gomme del quartiere. Durante la pausa di mezzogiorno i vassoi di cibo non pesavano quasi niente da quanto erano vuoti. Non era passato il carrettino dei contorni che distribuiva vegetali e tuberi per rinforzare il pranzo. Il capo delle pubbliche relazioni si fece prendere da una crisi di nervi, perché non poté stampare le foto che gli servivano per ottenere un visto. Alla porta dello studio più vicino un cartello che recava la scritta: “Oggi non apriamo”, gli aveva distrutto i suoi piani di viaggio. 

Decise di rientrare a piedi fino a casa per evitare l’attesa. Il figlio gli chiese qualcosa per fare merenda, ma il venditore di pane non era si era fatto vivo con la sua stridente cantilena. Il chiosco di pizze non era aperto e non servì a niente neanche fare un salto al mercato agricolo. Cucinò quel poco che trovò e per asciugare i piatti usò un pezzo di camicia vecchia, per sopperire alla mancanza di commercianti che vendevano strofinacci. Persino il ventilatore non volle saperne di accendersi e il riparatore di elettrodomestici non aveva ancora aperto il negozio. 

Andò a letto scomodo, in una pozza di sudore, desiderando che al risveglio ci fossero di nuovo quelle figure capaci di rendere sostenibile la sua vita: i lavoratori privati, senza i quali i suoi giorni si trasformavano in una sequenza di privazioni e di sofferenze.


Traduzione di Gordiano Lupi