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giovedì 20 febbraio 2014

Hemingway supera l’embargo - Cuba dona documenti agli Usa


Carte personali inviate a Boston e messe a disposizione degli studiosi dello scrittore



Ernest Hemingway (1899-1961)

L’AVANA,
La cultura travalica l’embargo Usa a Cuba: le autorità dell’Avana hanno digitalizzato 2.000 carte e documenti appartenuti a Ernest Hemingway e le hanno inviate al Kennedy Museum, a Boston, dove resteranno a disposizione di chi voglia approfondire gli studi sulla vita dell’autore de “Il Vecchio e il mare”. 

Si tratta, ha spiegato la rivista Cuba Contemporanea, di lettere, passaporti, ricevute dei bar frequentati dallo scrittore e di telegrammi, tra i quali quello in cui nel 1954 gli fu annunciata l’assegnazione del premio Nobel per la letteratura.

I documenti originali sono custoditi nel museo della Finca Vigia, la casa al’Avana in cui Hemingway abitava nell’isola. Nel 2008 c’era stata una prima donazione di circa 3.000 documenti digitalizzati da parte del museo cubano. 


«Siamo lieti», ha spiegato Tom Putnam, direttore del Kennedy Museum, «di poter offrire ai ricercatori l’opportunità di uno sguardo unico nella vita quotidiana dello scrittore. Queste carte personali contribuiscono a umanizzare l’uomo e comprendere lo scrittore».

mercoledì 19 febbraio 2014

Se l’Unione Europea apre a Cuba


di Andrea Lupi e Pierluigi Morena


La home page del Granma, l’organo ufficiale del comitato centrale comunista cubano, celebra  l’inaugurazione della Fiera internazionale del Libro, giunta all’edizione numero 23.

Un post pubblicato su Generación Y, il noto blog di controinformazione curato dalla filologa Yoani Sánchez, racconta quello che la propaganda non vede, la polvere che si annida dietro agli scaffali ben allestiti. Ore e ore di volenteroso lavoro malpagato, il dirigismo dell’Istituto Cubano del Libro, decisioni editoriali sottoposte a rigorose censure condotte dal “compagno della sicurezza”, “el compañero de la seguridad”.

In un post dello scorso 6 febbraio Yoani Sánchez, divenuta oramai riferimento di chi volge uno sguardo critico verso il regime, racconta di un contatto con una giovane reporter di un foglio digitale che autocelebrava la propria audacia per aver citato in un articolo semplicemente “Fidel Castro” piuttosto che il convenzionale “nuestro querido e invencible Comandante en Jefe” (il nostro amato e invincibile Comandante in Capo).

Un bel passo in avanti, verrebbe da dire, sulla strada della libertà di coscienza e della libera stampa.

Intanto l’Unione europea, come annunciato qualche giorno fa da El País, sembra decisa a riprendere i rapporti politici con Cuba, una sterzata improvvisa rispetto al blocco diplomatico adottato, con la posizione comune 697, nel lontano dicembre del 1996. Il testo della posizione comune subordina la cooperazione bilaterale con Cuba ai cambiamenti politici ed economici che sarebbero intervenuti sull’isola.

I ministri degli esteri dei paesi membri – secondo fonti spagnole – vorrebbero autorizzare la Commissione europea alla ripresa del dialogo per riannodare ufficialmente i fili dei rapporti politici nel 2015.  Le aperture di Raúl Castro sui delicati temi delle libertà individuali e dei diritti umani determinerebbero le istituzioni europee al cambio di passo, auspicato già nel 2010 dall’allora premier spagnolo, il socialista Zapatero, sul punto di concretizzarsi ora, sotto il governo del popolare Rajoy, più volte critico col sistema cubano.

Le turbolenze politiche in verità non hanno mai inciso sui rapporti commerciali.

I dati economici lo confermano: l’Unione europea ha la leadership degli investimenti stranieri nell’isola, è il secondo partner commerciale del paese (dietro al Venezuela chavista, ora guidato da Maduro), con un saldo di oltre duemila milioni di euro in esportazioni, secondo dati forniti dall’Ambasciata spagnola a La Avana.


Vedremo se, nel corso delle imminenti negoziazioni, l’Unione europea vorrà esercitare pressioni sul governo cubano perché alleggerisca le asfissianti politiche adottate dal regime sull’accesso al web, sulla repressione della dissidenza e sulle libertà sindacali.

giovedì 6 febbraio 2014

Esordio del film "Conducta" di Ernesto Daranas

Di Aldo da : http://ilvecchioeilmare.blogspot.it/



Ieri sera ho assistito all'esordio di un film...nuovo, si passi il gioco di parole. La pellicola di Daranas "Conducta" è un fatto veramente nuovo nel cinema cubano: è quello che si potrebbe chiamare un film di "denuncia", basato su storie reali, dove si mettono a nudo in modo crudo, quasi spietato e con grande evidenza alcuni problemi di non grande dominio pubblico, o quantomeno, che non vengono pubblicizzati dalle cronache come l'emarginazione, fra gli altri. Una grande interpretazione di Alina Rodríguez nella parte un'anziana maestra elementare che opera in un quartiere emarginato ed ha una scolaresca dove, dalla media degli alunni "normali", emergono due figure contrapposte: una bambina diligente e studiosa, la classica prima della classe e un bambino molto difficile. Entrambi hanno problemi seppure di diversa natura. Lei è arrivata col padre, un grande e onesto lavoratore, dall'Oriente cubano, sono dei "palestinos" all'Avana, non hanno una residenza e nemmeno un domicilio ufficiale, vivono nella semi clandestinità e questo preclude l'iscrizione regolare alla scuola dove, seppure l'istruzione è obbligatoria e garantita per tutti, secondo le "regole" si presta nei luoghi di residenza legale. Un'ostacolo che viene aggirato dalla "profe" con un'iscrizione fasulla, ma che le porterà conseguenze con la burocrazia scolastica che si uniranno a quelle causate dalla sua ostinazione a mantenere in classe il bambino "difficile" che vive con una madre alcolizzata, impasticcata e che vive di espedienti in un edificio fatiscente del centro storico dove nella soffitta si svolgono combattimenti di cani con relative scommesse e si svolge una lotteria clandestina. Il bambino, per contribuire al bilancio famigliare, alterna l'allevamento di piccioni viaggiatori alla cura e allenamento dei cani che poi verranno messi nel recinto a sbranarsi.
Inevitabile il formarsi di un carattere ribelle, in eterno conflitto con coetanei e adulti, cosa che gli crea problemi specie a scuola.
L'assistente sociale, chiamata ad intervenire, fa inviare il piccolo a un centro di rieducazione: un "escuela de conducta", da qui il titolo del film, ma la maestra reduce da un infarto che l'aveva allontanata temporaneamente dall'aula e quindi impossibilitata a fermare il trasferimento, si reca alla scuola per riscattare il suo alunno. Tutte queste vicende portano a una serie di complicazioni sempre maggiori per la maestra che lotta contro retaggi e contraddizioni che ritiene assurde e sopratutto dannose per l'educazione dei bambini. Non entro in dettagli ed evito di descrivere il finale dolce e amaro allo stesso tempo che comunque fa molto riflettere.


In conclusione un film drammatico e molto duro che viene stemperato qua e la da situazioni e battute tipicamente cubane che contribuiscono ad alleggerire una storia veramente "nuova" nelle opere cubane presentate in pubblico.