venerdì 27 maggio 2016
mercoledì 18 maggio 2016
Mantovano apre un hotel all’Avana
Il sogno cubano di un consulente del lavoro mantovano
diventa realtà. Ma i capitali esteri sono vietati: la palla al socio
Per Stefano Mazzocchi, consulente del lavoro di città, il
sogno cubano è diventato realtà. Una realtà di mattoni e cemento, con tanto di
terrazze vista oceano e arredamento in stile coloniale. Nel cuore dell’Avana
vecchia, a due passi dall'Avenida del Puerto e dalla Plaza Vieja, quello che
fino a un anno e mezzo fa era solamente uno stabile fatiscente è diventato oggi
l'hotel e l'orgoglio di Mazzocchi. I 500 metri quadrati
dei tre piani del “Sueño cubano” (questo il nome della struttura) hanno aperto
al pubblico a fine marzo, dopo un complicato processo di ristrutturazione.
Tutto inizia poco meno di vent'anni fa, nel 1997, quando
Stefano va per la prima volta a Cuba. La città, la gente, la cultura, la danza,
tutto lo affascina e lo colpisce profondamente, tanto da spingerlo a farci
ritorno ogni anno e a colmare la nostalgia del sapore latinoamericano con corsi
di balli tipici di quelle zone. Nemmeno il matrimonio e la nascita di una
bambina cambiano le cose, anzi, il mantovano coinvolge tutta la famiglia nella
sua passione per l'isola del centro America. A forza di andarci per almeno una
settimana ogni anno, Mazzocchi riesce a imparare un po' per strada lo spagnolo
e a instaurare delle belle amicizie, tra le quali quella con Ernesto, un
taxista del posto, si rivelerà particolarmente importante per la sua vita.
Nel 2014, infatti, tra le chiacchiere leggere dei due amici
insieme alle rispettive mogli durante un giro nei luoghi turistici di Cuba,
incomincia a delinearsi e a prendere forma un progetto concreto: aprire un
hotelito. Una volta capito che il sogno avrebbe potuto trasformarsi in realtà,
senza perdere tempo, l'amico cubano intraprende la ricerca di un edificio che
corrisponda alle loro esigenze: non di certo nuovo, bensì con un sapore di
antico e in condizioni che necessitano di un restauro abbastanza robusto.
La dedizione con cui si butta nella caccia della struttura
porta i suoi frutti. Trovano infatti una palazzina semi-abbandonata, composta
da una parte risalente all'epoca coloniale e da un ampliamento più recente, dei
primi del '900 e in pieno stile liberty. Proprio quello che fa per loro. Scelto
il locale, il passo successivo è quello di capire come agire dal punto di vista
legale. Il problema che si deve infatti superare è che non può figurare una
società privata con presenza di stranieri. Dopo vari incontri con dei legali, i
due giungono alla conclusione che l'unico modo per avere delle garanzie è
quello per Stefano di porsi come banca e di prestare i soldi (che sarebbero
serviti per l'acquisto e la ristrutturazione dell'immobile) al suo socio cubano
davanti ad un notaio. «Un investimento da qualche centinaio di migliaia di
euro» dice Mazzocchi, che preferisce tenere riservate le cifre esatte. Aggirato
così il primo ostacolo, il progetto può andare avanti e i lavori di messa a
nuovo dell'edificio partono, sotto la stretta sorveglianza di Ernesto, che da
subito si sposta a vivere nel rudere.
Mazzocchi, continuando a vivere a Mantova, supervisiona il
tutto da lontano. Ma è lui che ridisegna l'aspetto dello stabile, con l'aiuto
della moglie, che si occupa dello stile e dell'arredamento. La grossa
problematica da risolvere a questo punto è la reperibilità dei materiali, che
si trasforma in una caccia al tesoro. L'unico rivenditore è lo Stato e non è
facile trovare i materiali. Al contrario, non si sa quando, dove, se e in che
quantità quello di cui si ha bisogno arriverà e l'unica soluzione è girare
tutti i punti vendita. «Per fortuna, una volta che cominci a frequentare spesso
i vari negozi - commenta Mazzocchi - si instaura un rapporto con i commessi,
che ti chiamano quando il materiale che cerchi arriva. Ma questo può richiedere
una quantità di tempo indefinita. Per trovare dei bidet, per esempio, ci è
voluto un anno».
Anche trovare l'arredamento che soddisfacesse i soci non è
stato facile: «Abbiamo voluto solo mobili antichi - continua Mazzocchi - e
quelli che non siamo riusciti a trovare li abbiamo fatti costruire dagli
artigiani del posto. Dato che non c'è stato ancora un vero e proprio sviluppo,
possiedono ancora le conoscenze che vengono direttamente dalla tradizione». La
determinazione e l'impegno, nonostante gli intoppi, hanno comunque ripagato. Le
sette camere dell'hotel sono ora tutte operative, i soci ne sono orgogliosi più
che mai e anche la clientela è soddisfatta.
Per quanto Cuba sia nel suo cuore, Mazzocchi comunque non
pensa di lasciare l'Italia: «Andrò là periodicamente, ma continuerò a vivere e
lavorare qui. Magari quando sarò in pensione andare a svernare là: non sarebbe
una cattiva idea».
lunedì 16 maggio 2016
Intervista ad Alessandro Zarlatti
da:http://puntocontinenti.it/
Per molti anni Cuba è stato un mito. Pochi, però, possono
descrive quest’isola come Alessandro Zarlatti che da molti anni vive all’Avana
e che recentemente ha pubblicato il libro ‘Alcune strade per Cuba’, edito in
Italia dalla Ouverture Edizioni. Sono quindici appassionati racconti di uno
scrittore e collaboratore di diversi giornali e riviste e profondo conoscitore
di quest’isola Caraibica. Il suo libro esprime, comunque, una raccolta di
impressioni e un quadro d’insieme del Paese attraverso un’infinita serie di
particolari che sfuggono alla facile tentazione di cadere nei vari luoghi
comuni e stereotipi che sommergono abitualmente l’Isola. Che sia ancora notevole l’interesse per
questo piccolo Paese, che negli anni cinquanta con la rivoluzione di Fidel
Castro ha attirato l’attenzione di tutto il mondo, lo si è avuto in modo
tangibile in occasione della presentazione del volume presso la libreria De
Miranda di Roma. In quella circostanza Zarlatti, di fronte a un foltissimo
pubblico, è stato letteralmente tempestato da domande non solo riguardanti il
libro ma anche sulle sue esperienze personali. Cerchiamo di riassumerle.
Com’è nata questa passione per Cuba?
In un modo del tutto casuale. Sono stati i miei fratelli a
suggerirmi una vacanza in quest’isola ed è stato subito amore a prima vista.
Sono stato colpito dai colori, dalle bellezze naturali, dal clima, dalla gente
e, soprattutto, dalla semplicità. Qui niente sembra essere complicato e nessuno
scarica sugli altri le proprie angosce, frustrazioni o ansie. Con questo non
voglio dire che tutto sia un paradiso. I problemi ci sono e anche tanti ma la
gente ti accoglie sempre con un sorriso e cerca di smussare gli angoli più
spigolosi. In seguito mi sono anche sposato con una cubana dalla quale ho avuto
una splendida figlia. E questo, ovviamente, ha consolidato ulteriormente il mio
rapporto con questo Paese, anche se molti anni dopo ci siamo divisi. Ma in
questo Cuba non c’entra niente. Come si
mantiene? Attualmente gestisco un
scuola di lingua e cultura italiana intitolata Leonardo da Vinci. Il nostro
sito èwww.scuoladavincicuba.info. Debbo dire che le cose stanno andando molto
bene anche perché a Cuba l’interesse per l’Italia e per la cultura italiana è
notevole. E questo è un altro aspetto che mi ha colpito molto. Occasionalmente,
poi, continuo a mantenere delle collaborazioni giornalistiche con l’Italia.
Come mai, però, il turismo verso Cuba è diminuito sensibilmente?
Le ragioni sono tante a cominciare dalla diffusa crisi
economica. E poi da alcune scelte drastiche ma apprezzabili compiute dal
Governo. Penso, ad esempio, alla lotta al turismo sessuale che può essere stato
un grande incentivo dal punto di vista economico ma eticamente non sostenibile.
Oggi il turismo verso Cuba è molto più culturale e familiare. Inoltre è in
costante crescita il turismo della salute. E’ noto, infatti, che in alcuni
campi le conoscenze mediche a Cuba sono elevatissime come, ad esempio, per le
conseguenze dovute all’ictus, per la cura del diabete, per alcuni vaccini
contro il cancro o specifici problemi della vista.
Come sta cambiando il Paese?
Sicuramente stanno avvenendo alcune importanti aperture in
campo economico e per le piccole iniziative private. Credo che questa scelta
comporterà dei risultati molto positivi anche a breve termine. Ora è possibile,
ad esempio, comprare una casa e questo potrebbe cambiare tante cose.
In quali settori consiglierebbe gli italiani a investire a
Cuba?
Il primo che mi viene in mente è proprio il turismo. Le
bellezze naturali non mancano ma le infrastrutture sono ancora limitate. Credo
che seri progetti in campo turistico nei prossimi anni potrebbero raggiungere
dei risultati inaspettati. Comunque suggerisco a tutti di fare un salto a Cuba:
il fascino di quest’isola rimane sempre inconfondibile, indipendentemente dalle
idee politiche di ciascuno.
E’ vero che sta già pensando a un altro libro?
Si. E questa volta si tratta di un romanzo con quattro
personaggi non si muovono esclusivamente a Cuba. Credo che sarà pronto entro la
fine dell’anno. Alcune strade per Cuba:
Editore Ouverture Edizioni, per informazioni 0566 230.I –
www.ouvertureedizioni.it –info@ouverturedizioni.it A Roma il libro è in vendita
presso la libreria De Miranda, V.le Giulio Cesare 51. La mail di Zarlatti è:
zarlatti@yahoo.com
Di: Rainero Schembri
mercoledì 11 maggio 2016
T-MOBILE SI PREPARA A ‘SBARCARE’ A CUBA IN ESTATE!
Con lo scongelamento delle relazioni tra Cuba e Stati Uniti,
molte aziende americane sono state autorizzate ed entrare nell'isola, T-Mobile
è una di queste. Il vettore ha annunciato oggi che 'approderà' a Cuba in
estate, fattore che permetterà ai suoi utenti di usufruire di tariffe voce più
convenienti, mentre i clienti che si recheranno nell'isola potranno avere
accesso a sms, chiamate vocali e dati in roaming. Per far accadere tutto
questo, l'azienda ha firmato un interconnessione ed accordo di roaming con
Empresa De Telecomunicaciones de Cuba, S.A., una società di telecomunicazioni
con sede a Cuba.
Questo accordo consentirà agli a T-Mobile di fare la sua
parte nell’aprire le comunicazioni tra gli States e Cuba, fornendo ai clienti
tassi più accessibili per le chiamate vocali, nonché la possibilità di ottenere
tariffe agevolate in loco.
martedì 10 maggio 2016
ALESSANDRO ZARLATTI: E’ GIUNTA L’ORA DEL TAMARRO CUBANO
POSTED BY
ALESSANDRO ZARLATTI ON MAGGIO - 8 - 2016
Riceviamo e
volentieri pubblichiamo un commento inviatoci dal giornalista e scrittore
italiano Alessandro Zarlatti sulla svolta economica e sociale che sta vivendo
Cuba dopo la ‘riappacificazione’ con gli Stati Uniti. L’analisi di Zarlatti è
impietosa e merita di essere valutata.
Se chi legge crede
che il denaro sia il metro per misurare lo stato di benessere e di felicità di
un popolo, gli consiglio di interrompere qui la lettura.
Nessuna demonizzazione del denaro, figurarsi, ma è un’analisi molto
semplice: servono cifre sul Pil, sul reddito medio e il gioco è fatto.
Perseguendo invece il buon-demone, e cioè percorrendo un tratto di una
prospettiva eudemonica, cerco di dire due o tre cose che so di lei. Di Cuba,
intendo, paese dove vivo e lavoro.
Sta cambiando? Sembra
di sì. Aperture, dialoghi, collaborazioni economiche, forti investimenti. E’
ragionevole pensare che nei prossimi decenni il popolo cubano avrà il
portafoglio più pieno e maggiori possibilità di scelta tra prodotti ed
opportunità. Ora la domanda è: quando c’è più denaro c’è più felicità? Non lo so.
Non in modo così automatico. Credo che il denaro possa concorrere a costruire
un senso di soddisfazione, di non preoccupazione, di pace. E su questo terreno
fertile credo possa attecchire qualche forma di felicità. Ma gli anni e
l’esperienza mi dicono che procurarsi questa ricchezza ha un prezzo da pagare.
Un prezzo che rema contro proprio a quella ricerca della felicità che si
persegue.
E’ qui il nodo, a mio
parere, più importante. L’iniziativa privata, la conseguente divisione in
classi, chi può e chi non può, “to have and to have not” direbbe Hemingway, la
tanto celebrata concorrenza, sono elementi che infiacchiscono (in Italia lo
sappiamo bene, io credo) fino ad uccidere ogni tipo di rete sociale, di buona
comunicazione, di senso profondo di una comunità, in una parola sola: di
sensibilità umana. Questo è il modello che tanto facilmente sta facendo
proseliti a Cuba, un individualismo ottuso, e dai suoi primi esordi non
promette nulla di buono.
Si sta affermando
rapidamente una classe di nuovi “ricchi” cafoni e ignoranti. Sono parole dure
ma è giusto chiamare lo cose col proprio nome. Si sta delineando la figura del
tamarro (a Roma sarebbe il coatto, altrove avrebbe altri nomi) caraibico, così
tanto a tinte disperatamente forti che Antonio Cassano al confronto è un pacato
signore dai gusti raffinati. Ironizzo ma parlo di un cafone senza neanche
duemila anni di storia e cultura a mitigare la sua tracotanza.
In occasione della
visita di Obama, un amico giornalista che veniva da New York mi diceva con
sconcerto: “Alessandro, da quello che vedo, i cubani giovani sono una massa di
coatti allucinanti…”. Io mi chiudevo in un silenzio meditabondo. Il tamarro
cubano ha la sua immancabile macchinona lavata, la sua musica di riferimento,
il reggaeton, che gli conferma i suoi valori e i suoi principi, il suo concetto
di un femminile imbarazzante, le sue puttane, il suo cinismo, il suo rifiuto
per la cultura in ogni forma. Flirta con l’America di Fast and furious, stima
tale Pitbull, si mette la croce al collo perchè l’ha visto fare a un dj e sogna
denaro e ancora denaro. Ah, e ovviamente ha rimosso sessantanni di rivoluzione
come fossero un incubo terrificante che complottava contro l’affermazione del
suo meraviglioso ego sul pianeta terra.
Ometti da nulla, si
potrebbe dire, se non fossero già la maggioranza. E il tamarro cubano è felice?
No, credo che nel suo caso (come in quello di tutti i tamarri del mondo) non si
possa neanche parlare di felicità. Stiamo ad un livello pre-umano nel quale
felicità e infelicità si attestano ad un grado di elaborazione elementare come
caldo-freddo, duro-morbido, ruvido-liscio. Ecco, il grosso rischio, a mio
giudizio, è che i valori della Rivoluzione Cubana vengano messi in soffitta in
una manciata di mesi da questo tipo di individui.
Cuba è una paese come
mille altri dell’area. Non ha nulla di particolare. Non è più bello di altri.
Spiagge, architettura coloniale anche un po’ sfasciata, belle ragazze. Punto.
Per me l’unico, per molti versi incredibile, elemento di discontinuità nel moto
perpetuo delle chiappe delle mulatte, dei ballerini con il ritmo nel sangue,
dei dittatorelli con la faccia d’ananas, dei negretti sdentati che ti lustrano
le scarpe, è stata la
Rivoluzione Cubana.
Nelle sue mille
contraddizioni e storture ha creato generazioni colte e solidali, strade
personalissime nelle arti, nella ricerca scientifica, nella ricerca di quella
che, in ultima analisi, è la meta di tutti, la felicità appunto. Ha sdoganato e
reso alta la cultura negra, di per sè cultura della schiavitù, dell’animismo e
della superstizione. Una cultura che senza la rivoluzione torna ad essere la
zucca di Cenerentola senza la fatina. Ha integrato masse di esclusi, le ha
istruite e le ha fatte sedere al grande tavolo della cosa comune per la firma del
contratto sociale.
Ecco, tutto questo
terrorizza il grande tamarro cubano, tutto questo è vissuto come un grande
ostacolo alla realizzazione individuale dal grande tamarro cubano. Per lui chi
studia è un coglione (mi ricorda qualcosa…), chi vuole fare le cose per bene,
senza bustarelle e commissioni e pagando le tasse è un coglione (mi ricorda
ancora qualcosa…), per lui chi dice timidamente che Fast and furious è
immondizia è un coglione, retrogrado e conservatore. Bene. Credo (temo) che il
giovane cubano nei prossimi anni avrà più soldi nel portafoglio ma li spenderà
tutti per assicurarsi il cofanetto completo di Pitbull o la crema che promette
di sterminare la cellulite di un intero quartiere e sarà roso dal sospetto
costante di aver perso qualcosa per strada, forse le chiavi di casa, o forse
qualcosa di più importante che proprio non riesce a ricordare.
lunedì 9 maggio 2016
Conclusa FITUR 2016 (fiera del turismo)
Si è conclusa ieri la 36ma edizione di FITUR con oltre 4000
delegati di 55 Paesi e la presenza di 17 Ministri del Turismo dell’Area che
hanno partecipato a incontri, conferenze e conversazioni sulla destinazione
turistica di Cuba e la sua interrelazione con i Caraibi e il Centro America
oltre ad altri paesi dell’area.
Il Paese ospite d’Onore, Canada, si è confermato ancora come
principale emittente di turisti verso l’Isola, nonostante la grande crescita
internazionale, specialmente europea e la crescita vertiginosa degli
statunitensi nonostante siano costretti alle famose 12 “categorie” in deroga
all’embargo, ma che oggi possono raggiungere tre porti cubani con la crociera
bisettimanale della nave Adonia.
Tra gli illustri visitatori mi sono imbattuto con
Eliades Ochoa uno dei mitici componenti del Buena Vista Social Club, ormai giunto alla fine della sua storia, ma non dei suoi singoli componenti.
Nell’area d’esposizione della Fortezza di San Carlos de Eliades Ochoa uno dei mitici componenti del Buena Vista Social Club, ormai giunto alla fine della sua storia, ma non dei suoi singoli componenti.
giovedì 5 maggio 2016
Cuba patinata
In men che non si dica Cuba diventa una vetrina privilegiata
per avvenimenti di portata mondiale col bene placido del governo, che tende
sempre ad incrementare turismo cultura ed altre fonti di entrata commerciale.
Intanto per il popolo non cambia molto, diciamo forse
niente.
Vedere Val Disel che sta’ girando il sequel di Fast and Furious
li rende un po’ orgogliosi e probabilmente vedranno il film per primi.
Fast and Furious 8 diventa il primo film americano ad essere
girato a Cuba dopo l’apertura culturale del governo di Raul Castro e i mitici
“almendrones”, le vecchie auto americane che ancora circolano sull'isola da
quando le importazioni dagli USA vennero interrotte dopo la Rivoluzione del ‘59,
entrano nella saga. A mostrarle è Vin Diesel che dall’Havana ha pubblicato
alcuni post sui suoi canali social che stanno ingolosendo parecchio i fan. “I
cubani sono molto orgogliosi del fatto che si giri qui il film, anche se si
tratterà di una ventina di minuti", dice un fan locale.
Ma dietro questo velo si lotta ancora per unire il pranzo con la cena, e
la fuga dal paese non è diminuita, anzi possiamo dire che è il contrario visto
che si prevede l’abolizione di alcune leggi che aiutavano gli esuli.martedì 3 maggio 2016
Dopo oltre 50 anni una nave statunitense attracca al porto dell'Avana
da: http://ilvecchioeilmare.blogspot.it/
Dopo la "prima volta" di un presidente, è venuta la "prima volta di una nave statunitense dopo le rotture avvenute oltre 50 anni fa. Questa mattina è passata davanti al faro dei Tres Reyes del Morro, per scivolare lungo il canale costeggiato dalla fortezza di San Carlos de la Cabaña e dominato dal Cristo dell'Avana, la nave Adonia, appartenente al gruppo Carnival,
leader mondiale delle crociere e che avrà una cadenza bisettimanale nei porti cubani di l'Avana, Cienfuegos e Santiago de Cuba per proseguire la sua crociera nei Caraibi con rientro a Miami, da dove ha origine.
lunedì 2 maggio 2016
Quadratura del cerchio e Festa dei Lavoratori
DA: http://ilvecchioeilmare.blogspot.it/
Da diverso tempo, attraverso ogni tipo di media, si
trasmette una campagna contro la proliferazione della zanzara Aedes Aegipty e
delle sue larve, ci sono praticamente quotidiane ispezioni nelle case per
vedere se ci sono depositi d’acqua scoperti o altre fonti di possibile nascita
e vita di questi insetti le cui femmine possono trasmettere con la loro
puntura, da persona inferma anche asintomatica a persona malata, infezioni
molto serie come il dengue, la chicungunya e per (adesso) l’ultima arrivata
zika.
Operazione meritoria e degna di ogni considerazione, peccato
però che ci siano (e parlo solo dell’Avana) migliaia di perdite di acque
potabili o nere che formano larghe pozzanghere nelle strade ricche di buche e
avvallamenti.
I contenitori della spazzatura che sono comunque in numero
insufficiente, traboccano e spesso passano, notevolmente, oltre 24 ore prima
del loro svuotamento, molte delle quali sotto il rovente sole del tropico, con
conseguenti, notevoli, depositi al di fuori di essi. Qualcosa evidentemente non
quadra.
I giusti proclami e inviti del Governo, vengono disattesi da
molti cittadini, ma sopratutto dagli organismi dedicati a risolvere questi
problemi e quando i loro dirigenti vengono intervistati da TV, Radio e Giornali
sfornano dati di un’efficienza scandinava. Anche qua, qualcosa non quadra.
Alcuni giorni or sono si è diffusa, per “radio scarpa”, la
falsa nonotizia di una svalutazione del
Peso Cubano Convertibile (CUC) a favore del Peso Cubano (CUP). Code bibliche
alle Case di Cambio con conseguente crisi monetaria. Da due giorni il Banco
Central de Cuba ha smentito ufficialmente queste voci, garantendo la stabiltà
attuale del cambio (25 a1) tra CUP e CUC, ma code bibliche continuano. Altra
cosa che non quadra.
Sono alcuni mesi che mio sto lamentando del servizio di
internet che se prima funzionava come poteva e ne ero consapevole, adesso è un
vero disastro. Dopo aver interpellato gli uffici competenti, verbalmente e per
iscritto e non avendo avuto nessuna risposta, mi sono rivolto alle “Lettere al
Granma”. Appena ricevuta la comunicazione dal giornale, l’ETECSA ha inviato un
tecnico per comprovare la “pulizia” della linea telefonica e comprovato che “la
linea non ha problemi”, un’altra per cercare di capire se il mal funzionamento
era del server. Anche in questo caso nessun problema. Mi sembra che qualcosa
non quadri nemmeno qua.
Il sistema analogico di distribuzione ai privati
(privilegiati come me) è il canonico e teorico 56 kb/ps che è appunto teorico.
Controllando la velocità di connessione, salvo alcuni momenti nei quali chiudo
e riapro la connessione, ricevo 45.3 kb, non è il massimo della vita, ma fino a
qualche mese fa erano sufficienti per “navigare” lentamente e contro vento e
maree. Adesso non più. Questa mattina (sabato 30/4) la velocità (eufemismo)
oscillava tra i 30 e i 40...Pertanto non so nemmeno se potrò pubblicare queste
note, almeno per oggi. Tra le righe e tra i denti i tecnici hanno lasciato
intendere che il server già vecchio e stanco, continua a ricevere richieste di
servizi coi quali viene sovraccaricato con il progetto di “dare più ampia
copertura ai cittadini”, il risultato è invece quello di peggiorare il
servizio.
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