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mercoledì 18 settembre 2013

Cuba, vescovi a Raul Castro: è momento riforma politica

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In lettera aperta, 13 prelati cubani chiedono società pluralista


‘Cuba è chiamata ad essere una società pluralista, essendo la somma di molte realtà cubane’


Riforme economiche sì, ma e' necessario anche un cambiamento "nell'ordine politico": e' il chiaro messaggio che la Chiesa cattolica cubana ha inviato al governo del presidente Raul Castro, attraverso una lettera aperta - con un titolo evocativo preso dall'epistola ai Romani: "la speranza non delude" - pubblicata oggi nel sito web della conferenza episcopale dell'isola (Cec). Nel testo, i tredici vescovi cubani sostengono che e' ormai "imprescindibile" che sia messa in atto "una attualizzazione, un aggiornamento della legislazione nazionale nell'ordine politico", cosi' come "sta gia' avvenendo nell'aspetto economico".
"Cuba e' chiamata ad essere una societa' pluralista, essendo la somma di molte realta' cubane, il che vuol dire in altre parole che Cuba e' la nazione di tutti i cubani, con le loro differenze e le loro aspirazione, anche se non sempre e' stato cosi'", si legge nella lettera. I vescovi riconoscono che negli ultimi anni "si e' aperta una tappa della nostra storia che comincia a mostrare le possibilita' che si aprono quando si applicano nel paese un insieme di misure che incidono sull'economico, il sociale e fino a un certo punto il politico" e sono "il riflesso chiaro, anche se per ora incompleto, di richieste da tempo presenti nella popolazione". Fra queste riforme i vescovi ricordano la liberalizzazione del settore agricolo, "la liberazione di coloro che erano stati imprigionati per le loro idee politiche" e "l'eliminazione di misure restrittive che attentavano contro la dignita' dei cittadini", come la proibizione di usare strutture alberghiere, costituire una piccola azienda, comprare e vendere proprieta' o viaggiare all'estero. Ora pero', incalzano, e' giunto il momento della riforma politica a Cuba, dove "lo Stato partecipativo deve sostituire definitivamente quello paternalista" e "non si deve temere lo sviluppo di una autonomia sociale forte e responsabile, rafforzata dalla base e in accordo con le norme di una convivenza civile, in grado di sviluppare un lavoro fraterno". I vescovi ammettono che esistono ancora forti resistenze a ogni cambio politico nell'isola, il che e' dovuto anche "a una mentalita', un modo di pensare che si basa su fattori ideologici che erano presenti nell'origine e lo sviluppo" del regime castrista "e si sono mantenuti nel tempo senza tenere conto che la nostra realta' e' cambiata". Fra i settori nei quali la Chiesa afferma sia necessario un cambiamento c'e' anche il rapporto con gli Stati Uniti, andando verso "una politica di inclusione, in base al rispetto delle differenze, che permetta di attenuare le tensioni e le sofferenze che vivono numerose persone e famiglie".


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