17 Dicembre 2014
Ci siamo svegliati con la notizia che Alan Gross
“imprenditore americano” o “nemico della rivoluzione” (a seconda della fonte
del comunicato) è stato liberato e si dice che in cambio ci manderanno gli
“eroi” o “spie”, (dipende dall’emittente che trasmette la notizia).
All’Avana il popolo commenta che a partire da oggi
la politica tra Cuba e gli Stati Uniti cambierà.
Si dice che cambierà il rapporto con “gli yankee” e che
poco a poco verrà tolto il blocco (embargo).
Tutto questo sarà vero?
Noi cubani non abbiamo notizie, è solo una voce che da
stamattina all’alba si rincorre da un isolato all’altro.
All’angolo, al negozio di alimentari, alla fermata
dell’autobus la gente dice che Obama e Raúl terranno un discorso alle 12 per
annunciare “qualcosa”. Che cosa annunceranno? Non lo sappiamo.
La metà dei nostri affetti oggi vive negli Stati Uniti. Così
vicini e così lontani! Da Miami o New York, da Los Angeles o Chicago, da
qualunque città del nord noi cubani riceviamo ogni giorno notizie, medicine e
spedizioni famigliari. Nemici intimi, viviamo aspettando il modo di
rincontrarci, di riallacciare le nostre vite, di riattaccare la pellicola
che per 50 anni e che generazione dopo generazione la politica ha interrotto.
Non ci resta che aspettare. Non ci resta che
sperare che, mentre noi dormiamo i due governi si mettano d’accordo.
Una donna come me, nata a Cuba nel
Oggi è il 17 dicembre 2014, giorno di San Lázaro, data
sacra per molti cubani, noi tutti chiediamo, desideriamo, mormoriamo la
possibilità di un cambiamento.
Wendy Guerra
(Habáname, 17 dicembre 2014)
Traduzione di Silvia Bertoli
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“Sono un demonio che scrive ciò che sente”Yoani Sánchez intervista Wendy Guerra per 14ymedio |
11 Dicembre 2014
Intervista di 14ymedio
Imbarcazioni che si incrociano nella notte e comunicano
al loro passaggio, solo un cenno e una voce distante nell’oscurità, così,
nell’oceano della vita ci incrociamo e comunichiamo, solo uno sguardo, una
voce e poi l’oscurità e un silenzio.
Henry Wadsworth Longfellow
Tra tre giorni (oggi, per chi legge qui, ndr)
compirò 44 anni e tra cinque verrà finalmente presentato all’Avana il film Todos
se van, diretto da Sergio Cabrera, basato sul mio primo romanzo omonimo.
Nel bel mezzo di tutti questi avvenimenti, Yoani mi scrive per farmi un
cortese invito: in un paese in cui nessuno parla di me sulla stampa o in
televisione, è lei con il suo giornale14ymedio a decidere di fare
il gran passo e chiedere di me da una parte all’altra del Malecón dell’Avana.
Io e
Yoani viviamo nella stessa città, ma ci vediamo solo da lontano, e, come
imbarcazioni che si incrociano nella notte ci mandiamo segnali di fumo e
parole. Strizzatine d’occhio, disegni e un certo mistero di velato silenzio
ci avvolgono dal muro di acqua e sale. Invito i miei lettori di Habáname a
leggere la sua splendida intervista e a navigare in questa pubblicazione nata
all’Avana.
Mille grazie a lei e ai suoi collaboratori per essere
stati i primi a intervistarmi nella mia terra.
Wendy Guerra
(Habáname, 8 dicembre 2014
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