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mercoledì 18 marzo 2015

Cuba, la rivoluzione è in un bar “Free wi-fi”


Più della possibilità di viaggiare o comprarsi un’auto, è l’accesso gratuito a internet che cambierà la vita dei cubani, perché permetterà loro di lavorare e guadagnare col turismo


Michela Dell’Amico Giornalista e videomaker
Pubblicato marzo 16, 2015


Nel 2009 ho girato Cuba per tre settimane, in auto. I trasporti pubblici non erano il pezzo forte dell’isola: in pratica non esistono. E d’altro canto, possedere un’auto non era lecito per la stragrande maggior parte degli abitanti dell’isola di Fidel Castro. Quindi, da privilegiati, c’era sempre posto nella nostra auto per offrire passaggi ai cubani, che così si spostavano (e si spostano): in autostop. In questo modo ho conosciuto un informatico senza computer, che a malapena sapeva cosa fosse internet. Di fatti, lavorava in un ristorante. Ho conosciuto anche una signora simpatica, dalle unghie lunghissime e coloratissime. Non la smetteva più di farci domande sull’Italia, e in particolare era curiosa di sapere che frutta si mangia da noi, di che colore è, e di cosa sa. I cubani hanno il chiodo fisso del cibo, perché diverse cose sono introvabili: dal latte al burro, dal cioccolato alla carne di manzo. Ma più in generale i cubani hanno il chiodo fisso del mondo, che non potevano visitare, e che non potevano neppure sbirciare.

Da quando Obama ha annunciato una ripresa nelle relazioni tra i due Paesi, Cuba sta cambiando. Ora si può viaggiare (lo scorso sabato c’è stato il primo volo diretto New Orleans-l’Havana dopo 57 anni, e a breve la capitale cubana sarà collegata a New York da un volo settimanale), e si può anche teoricamente acquistare un’auto, se si hanno molti soldi. Di ben diversa portata – perché accessibile a tutti – l’apertura verso internet, se pur limitata.

All’Havana da qualche settimana si deve davvero sentire aria di nuovo, perché l’artista Kcho ha fornito (ha potuto fornire) di un wi-fi gratuito il suo centro culturale, segnando un evento storico per il Paese.

I cubani adesso possono iscriversi a Facebook, possono sentirsi parte del mondo, iniziare a conoscerlo, interagire con esso, oltreché con le migliaia di loro concittadini, figli e fratelli, espatriati (fuggendo via mare) negli Usa o altrove. Certamente internet era disponibile anche prima, ma solo in luoghi autorizzati e controllatissimi, e dove soprattutto si pagava caro l’accesso. All’Havana, io uscivo dalla mia casa particular  (la casa di una famiglia a cui il governo concede di affittare stanze ai turisti) per andare a controllare la posta in un hotel di lusso, e mi costava all’incirca 4 dollari l’ora: ma il salario medio di un cubano è 20 dollari.

Se è chiaro che la strada per la normalizzazione della vita dei cubani è e resterà difficoltosa, che mancano infrastrutture e che rimane una forte censura nell’accesso a internet (che è pure ancora lento e discontinuo, mentre 9 cubani su 10 non hanno un cellulare), tuttavia avere un accesso gratuito resta una vera rivoluzione che impatterà enormemente sulla vita dei cubani.


Per rendere l’idea, pensate che, a Trinidad, ho dormito nella casa di una biologa, moglie del presentatore di un programma della tv di Stato. Eppure, il grosso dei loro guadagni lo ottenevano dall’affitto di due stanze ai turisti, che portano l’unica moneta che valga qualcosa. Quindi, internet non solo sta aprendo il mondo ai cubani, permettendo loro di comunicare o comprare merce “proibita” o limitata – come farmaci e alimenti – dall’embargo del 1962; ma permetterà anche, adesso, di pubblicizzare o semplicemente rendere visibile le proprie case ai turisti, la vera e l’unica risorsa concreta del Paese.

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