YOANI SANCHEZ
Per una cellula è difficile mantenersi sana in un organismo
malato. In una società inefficiente, una bolla di funzionalità finirebbe per
esplodere. Allo stesso modo, non si possono potenziare certi valori etici -
selezionati e filtrati - in piena debacle di integrità morale. Riscattare
codici di comportamento sociale, implica accettare anche quelli non in sintonia
con l’ideologia imperante.
Adesso i media ufficiali ci invitano a recuperare i valori
perduti. Secondo la versione dei commentatori televisivi, i principali
responsabili del deterioramento morale sarebbero la famiglia e la scuola…
mentre il governo resterebbe immune da colpe. Parlano di cattiva educazione,
scortesia, mancanza di solidarietà e aumento di cattive abitudini come furto,
menzogna e indolenza. In un paese dove per mezzo secolo il sistema educativo,
la stampa, i mezzi di produzione e distribuzione culturale, sono stati
monopolio di un partito unico, vale la pena chiedersi: che cosa ha prodotto
tale impoverimento?
Ricordo che quando ero bambina nessuno osava rivolgersi a un
interlocutore con l’appellativo “signore”, perché era considerato un retaggio
borghese. Siccome il termine “compagno” era associato a una posizione
ideologica, molti cubani cominciarono a chiamarsi con nuove forme: “cugino”,
“giovanotto”, “ascolta tu”, “sigaro”… un elenco interminabile di epiteti che
derivavano da formule volgari. Adesso in TV si lamentano che ci rivolgiamo al
prossimo in maniera scurrile, ma… chi ha provocato tale deterioramento?
Il sistema cubano scommise sull’ingegneria sociale e giocò
con l’alchimia individuale e collettiva. L’esempio più eclatante di quel
fallimentare laboratorio fu il cosiddetto “uomo nuovo”. Un Homus Cubanis che
sarebbe cresciuto senza problemi tra sacrificio, obbedienza e fedeltà.
L’uniformità era incompatibile con le caratteristiche etiche di ogni famiglia.
Quindi per ottenerla, fecero in modo - quando poterono - di allontanare milioni
di cubani dall’ambiente familiare.
Andavamo al circolo infantile dopo appena 45 giorni dalla
nascita, gli accampamenti dei piccoli pionieri ci ricevevano dopo aver imparato
le prime lettere, partivamo per le scuole di campagna appena finita l’infanzia
e passavamo la nostra adolescenza in un liceo costruito in mezzo al niente. Lo
Stato credeva di poter sostituire il ruolo educativo dei nostri genitori e
pensava di poter cambiare i valori familiari con un nuovo codice morale
comunista. Ma la creatura costruita risultò lontana dal progetto. Non riuscimmo
a trasformarci neppure in un “uomo buono”.
Si accanirono anche contro la religione, senza considerare
che nelle diverse credenze vengono trasmessi alcuni valori etici e morali che
hanno formato la civilizzazione umana e i nostri costumi nazionali. Ci fecero
denigrare i diversi, insultare con frasi oscene i presidenti degli altri paesi,
irridere figure storiche del passato, mostrare la lingua e fare pernacchie
quando passavamo davanti a un’ambasciata straniera. Ci inculcarono la
“promiscuità rivoluzionaria” che loro stessi avevano praticato sulla Sierra
Maestra e ci incitarono a sbeffeggiare chi parlava bene, aveva una vasta
cultura e si esprimeva in maniera raffinata. Quest’ultimo insegnamento fu così
intenso che molti cubani fingevano di parlare volgarmente, omettevano di
pronunciare alcune sillabe e nascondevano le loro letture, perché nessuno si
rendesse conto che erano “dei soggetti strani”, potenzialmente dei
“controrivoluzionari”.
Abbiamo sentito un uomo gridare da un palco per
cinquant’anni. Le sue diatribe, il suo odio, la sua incapacità di ascoltare con
calma un argomento contrario, sono state le pose esemplari che abbiamo imparato
a scuola. Lui è stato l’esempio di chi si esprime gridando, sempre esasperato,
il dito indice autoritario puntato verso gli altri. Lui - che credeva di sapere
tutto mentre in realtà sapeva poche cose - ci ha trasmesso la superbia,
l’abitudine di non chiedere mai scusa e la menzogna, tipico inganno dei
furfanti e dei truffatori, che gli riusciva così bene.
Adesso, che il quadro etico della nazione sembra uno
specchio in frantumi caduto al suolo, chiedono alla famiglia di ripararlo. Ci
invitano a costruire valori nelle nostre case e a trasmettere ordine e
disciplina ai nostri figli. Ma come possiamo farlo? Noi stessi siamo stati
plasmati nella mancanza di rispetto di certi codici. Non siamo in grado di
cambiare le cose, perché non c’è mai stato un processo di autocritica da parte
del potere, chi ha giocato all’ingegneria sociale con le nostre vite non ha mai
riconosciuto gli errori commessi.
I codici etici non si ricostruiscono tanto facilmente. Una
moralità svalutata dal comportamento pubblico, non può essere ricomposta dalla
sera alla mattina. E adesso come metteremo a posto tutto questo disastro?
Traduzione di Gordiano Lupi
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