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Yoani Sanchez in Italia. Una scusa per parlare di Cuba
Questo
post per rendere onore a chi non la
pensa esattamente come me, le fonti che si citano nell'articolo e la deriva che
ve ne viene sono indubbiamente fonti filo governative cubane anche se l'analisi
comparata con il nostro paese è reale : Gianni Minà con la sua Latinoamerica,
Eudardo Galeano, ed il famoso e discusso giornalista Salim Lamrani autore di una
intervista a dir poco surreale fatta all'avana Yoani Sancez.
di Simone Scaffidi Lallaro
Ce
l’ha fatta. È riuscita a uscire dal suo paese. Raul Castro ha aperto le
frontiere e finalmente se n’è volata via. In meno di tre mesi è già atterrata
in ben sette paesi tra Europa e America Latina: sono caduti uno dopo l’altro il
Brasile, la Repubblica
Ceca , la
Svizzera , gli Stati Uniti, il Perù e la Spagna , ora è toccata
all’Italia. Agli occhi del mondo occidentale Yoani Sanchez rappresenta
indiscutibilmente l’eroina democratica di Cuba. La ragazza dalla faccia pulita
ma anche sbattuta e smagrita (forse proprio a causa delle condizioni di povertà
che il suo paese le impone) che lotta quotidianamente contro un regime
considerato da lei e dalla maggioranza dei paesi occidentali una dittatura. La
blogger in pochi anni ha conquistato l’etere grazie alla potenza di internet e
a uno dei trend topic più celebrati dal mondo capitalista dominato dai mercati:
se lavori, se lotti con tutte le tue forze per una giusta causa – o nel suo
caso per il bene del tuo popolo –, beh.. allora puoi farti da solo, emergere
dall’oblio e occupare un posto di prestigio nel ranking dei media mondiali.
Lei, Yoani, la cubana dalla faccia pulita e dal dito inverosimilmente svelto,
ce l’ha fatta.
Sembra che in Italia crediamo ancora a queste
storie o per lo meno è quello che traspare leggendo le maggiori testate
nazionali. L’occasione per rinnovare la fiducia nel sogno americano del
self-made man ma al passo coi tempi (non a caso Yoani è una self-made-woman) è
data dalla sua prima visita italiana correlata di partecipazione al Festival
Internazionale del Giornalismo di Perugia. Leonardo Mala non tarda a sfornarequesto
articolo per La Repubblica , Anna Masera intavola questo
pezzo per La Stampa e la redazione
online del Corriere della Sera ci offre la
sua opinione per dessert. Ingrediente del giorno è la contestazione rivolta a Yoani Sanchez da alcuni manifestanti poco prima del suo
intervento al Festival. Le prime battute degli articoli sono sommarie, la
parola filo-castristi rieccheggia minacciosa e non lascia scampo al lettore.
La realtà viene immediatamente semplificata e
i suoi attori cristallizzati in buoni e cattivi, santi
e mostri: da una parte Yoani (dalla faccia pulita) e la democrazia,
dall’altra Castro (Fidel o Raul è indifferente) e la violazione dei diritti
umani (assorbiti in toto dalla demonizzazione del partito unico cubano).
Il risultato è netto, senza resti,
contraddizioni o ripensamenti: se contesti o critichi Yoani sei automaticamente
un nemico della democrazia e per di più vieni tacciato di «filo-castrismo» che
tu lo voglia o meno. Il bianco e nero delle prese di posizioni senza sfumature
giunge al culmine: Yoani «per il governo di Cuba è una mercenaria al soldo
degli imperialisti americani» ma «per il mondo libero è il simbolo della lotta
per i diritti umani»{{1}}. La barriera tra bene e male è eretta.
Mi chiedo dubbioso a
quale mondo ci si stia riferendo. Mi domando poi perché quando si parla di
diritti umani a Cuba si porti sempre ad esempio il carattere non-democratico
del regime castrista e le limitazioni politiche che impone la presenza di un
solo partito. Non vorrei essere frainteso, le critiche sono necessarie, ma per
quale motivo si parla solamente di diritti umani negati e non di diritti umani
garantiti? Forse perché non possiamo nemmeno immaginare e soprattutto tollerare
che un paese povero e sottosviluppato possa darci lezioni di diritti umani. La
convinzione diffusa che nulla a Cuba possa essere migliore rispetto al nostro
mondo è una realtà più forte che mai. Ma se ci fermiamo un attimo ci accorgiamo
che molti dei diritti che pensiamo essere scontati nel nostro paese – diritto
alla casa, alla sanità e all’istruzione gratuita – sono in realtà privilegi di
alcuni.
Il regime
non-democratico cubano garantisce istruzione totalmente gratuita (compresa
l’università) e assistenza sanitaria gratuita per tutta la vita ai cittadini
del proprio paese. Chi ha viaggiato in America Latina sa che di bambini le
strade sono piene e non giocano a pallone, ma vengono sfruttati per lavori di
ogni genere o abbandonati al loro destino di senza fissa dimora. A Cuba gli
stessi bambini che altrove vagano per le strade sono tutti a scuola e
posseggono una casa, come chiunque altro.
La percentuale di
donne e uomini che vivono nelle strade a Cuba è vertiginosamente inferiore a
quella di qualsiasi città europea ed il confronto con altre realtà
latinoamericane risulta imbarazzante. A Cuba nessuno muore di fame e la carne
di porco o pollo la mangiano tutti i giorni (checché ne dica Yoani: «non
riuscivo a vivere altrove. Ogni volta che mangiavo un piatto di carne pensavo
alle privazioni dei miei concittadini, alla loro difficoltà di vivere che è la
mia di ogni giorno. Io voglio essere utile al mio Paese e alla mia gente»{{2}},
il che – se si analizzano le motivazioni profonde che innalzano il consumo di
carne e uova a Cuba – non è una cosa positiva in sé perché porta a una dieta
squilibrata imposta dalle scarse risorse produttive dell’isola e soprattutto
dal criminale embargo economico che viola e ignora qualsiasi supposto diritto
umano.
Mi
chiedo poi se Yoani, durante il suo recente viaggio in Brasile, ha vissuto le
strade di Salvador de Bahia al calar della notte. Se ha visto l’esercito di
fantasmi che vagano e dormono sull’asfalto, se ha provato sulla sua pelle
l’insicurezza del cammino, la necessità di prendere precauzioni se si decide di
condividere quel pezzo di cielo nero con loro. Un altro diritto tanto caro alle
posizioni destrorse italiane e che a Cuba è ampiamente garantito è il diritto
alla sicurezza. Trovarsi in una situazione di paura a L’Avana o Santiago de
Cuba è davvero difficile mentre in una città come Rio de Janeiro a qualsiasi ora
del giorno non è consentito distrarsi, né imboccare una strada secondaria poco
illuminata, né passeggiare liberamente nel quartiere Centro dopo le sette di
sera.
L’esercito di fantasmi
della storia è lì ad aspettarti più incazzato e disperato che mai, pronto a
riprendersi quel briciolo di giustizia sociale che quel mondo gli ha sempre
negato e gli continua a negare. Per queste ragioni molti pensano che la società
meno ingiusta di tutta l’America Latina sia quella cubana e per la stessa
ragione molti guardano con grande sospetto all’eccitazione collettiva che segue
la crescita esponenziale del PIL brasiliano. Tra questi, la maggioranza di
coloro che mettono radicalmente in discussione un modello di sviluppo economico
infinito e insostenibile, che è quello dominante.
Ma torniamo un momento in Italia. Sanità: è di pochi
giorni fa la notizia che gli italiani a causa della crisi
hanno ridotto drasticamente visite specialistiche e controlli medici. Molti non
riescono più neppure a pagare il ticket per garantirsi le cure. Letteralmente
esclusi dal sistema sanitario italiano sono costretti a rivolgersi a
organizzazioni no-profit del calibro di Emergency. Istruzione: «Quest’anno a
Bologna più di 300 bambini sono rimasti esclusi dalla scuola pubblica, che è un
diritto costituzionale, per mancanza di posti e risorse. Saranno costretti a
frequentare una scuola dell’infanzia privata, a pagarne la retta e a
sottoscrivere un progetto educativo che non condividono (nel 99% dei casi
confessionale). E l’anno prossimo quanti saranno gli esclusi dalla scuola
pubblica?»{{3}} Ogni anno il Comune di Bologna versa un milione di euro nelle
casse delle scuole d’infanzia private, denaro pubblico per garantire
l’istruzione ai figli dei ricchi. Dove sono i diritti?
Quando si alza il tiro
e la soglia di complessità si eleva il concetto semplificato di diritti umani
assume forme diverse e meno retoriche mettendo radicalmente in crisi i confini
del mondo libero di cui abbiamo la convinzione e l’orgoglio di far parte. Inutile
ripararsi dietro sterili giustificazioni e nascondersi dietro la Crisi : «noi siamo i ricchi,
loro i poveri. Noi chiudiamo gli asili, loro li costruiscono, noi li facciamo
pagare, loro no, come cazzo è possibile?!»{{4}}. Noi ci vantiamo della nostra democrazia,
loro hanno il partito unico. Eppure ci riescono lo stesso. Da noi la Crisi è cominciata nel 2008,
da loro nel 1959. Dovrebbe essere più facile per noi. Perché non è così?
Fa sorridere poi
l’infelice scelta del giornalista de La Repubblica che riporta le parole di Yoani Sanchez
in riferimento a Raul Castro: «il suo è un peccato originale. Raul non è stato
eletto, ha ereditato il potere per questioni di sangue, qualcosa di
inimmaginabile nel terzo millennio»{{5}}. Esattamente, qualcosa di inimmaginabile,
tanto meno in un mondo libero e democratico. Eppure. Eppure succede anche qui.
Un anno e mezzo fa Mario Monti è diventato capo del governo italiano senza che
nessuno, o meglio soltanto uno, lo avesse eletto. La successione non è stata
democratica e si può in buona misura parlare anche qui di successione di
sangue: sangue moderato e con globuli compiacenti Fondo Monetario
Internazionale e Banca Mondiale s’intende. Pochi giorni fa Enrico Letta è stato
nominato nuovo capo del governo italiano, ancora una volta da quello stesso uno
che aveva eletto Mario Monti, ancora senza libere elezioni, ancora non
democraticamente.
I
loro problemi sono i nostri. Possiamo fare finta di niente e non ammetterlo ma
le contraddizioni di Cuba – se analizzate, ripensate e criticate – non fanno
che radicalizzare le contraddizioni del nostro mondo. Quel mondo che ci
ostiniamo a definire giusto, libero e democratico. Lo stesso che sta crollando
pezzo dopo pezzo sotto i colpi dei mercati e che continua a nutrirsi di
ingiustizia sociale. Quel mondo che Yoani Sanchez loscamente ma con la faccia
pulita difende.
Davvero pensiamo che questo sia il
meno peggiore dei mondi possibili? Abbiamo ancora il coraggio di crederlo?
Siamo davvero così stolti?
Breve guida alla conoscenza di Yoani Sanchez
Il tour per il mondo di
Yoani Sanchez di
Eduardo Galeano
Chi c’è dietro Yoani Sanchez? (in spagnolo) (in italiano)
di Salim Lamrani
La finta intervista a
Obama: una delle tante “bufale” di Yoani Sánchez di Redazione Latinoamerica
E a proposito di diritti umani:
[[1]] La Stampa, Yoani Sánchez in Italia “Ai figli va insegnato il Web”,
27/04/2013
[[2]] La Repubblica, Yoani Sanchez contestata
a Perugia la platea fischia i filocastristi, 28/04/2013
[[3]] Comitato Art. 33, Il referendum
[[4]] Wu Ming 4, L’anomalia Cuba,
luglio 2004
[[5]] La Repubblica, Yoani Sanchez contestata
a Perugia la platea fischia i filocastristi
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