DaTELLUS folio
Incontro con il Dalai Lama. Praga, 2013
16 Giugno 2014
14ymedio non è un giornale, è uno spazio web. E la sua
uscita, due giorni dopo che una commissione vicina al governo cubano aveva
chiesto a Obama di togliere l’embargo, fa il gioco di Castro. Serve per inviare
segnali democratici e manifestazioni di apertura dall’Avana. Non è altro che
uno spazio web perché è stato finanziato e realizzato per amplificare oltre
misura l’ego di una blogger di 38 anni chiamata Yoani Sánchez Cordero, adesso
impresaria della CLYS Comunicaciones, con sede a Madrid.
Yoani ha trascorso un anno a parlare in giro per il mondo
del suo periodico, promuovendolo nei continui viaggi all’estero e – prima di
farlo uscire – ha annunciato che il regime l’avrebbe demonizzato. In realtà
tutto fa capire il contrario: il regime deve essere molto contento. Tra l’altro
la maggior parte dei numeri usciti trattano con benevolenza il governo
(l’articolo più forte riguarda le riforme di Raúl Castro) e gli elementi
critici sono molto blandi. Il nome del periodico ricorda l’indicazione di una
strada, il numero di un appartamento illegale, la lunghezza del pene di un
adolescente o il nome di una posada (casa per appuntamenti) avanera. Tutto, ma
non il titolo di un periodico che voglia essere serio e professionale. Nello
staff, a parte YS, le firme più conosciute sono quelle delle blogger Miriam
Celaya, collaboratrice diCubanet; Regina Coyula, che insieme ad altri tre
cubani residenti sull’Isola, scrive nel blog Voces desde Cuba della BBC (si
dice che ognuno venga pagato 400 sterline, una cifra superiore ai 600 cuc); e
Lilianne Ruiz, pure lei collaboratrice di Cubanet. Tra le penne foranee,
Vicente Echerri, scrittore e giornalista de El Nuevo Herald. Gli altri sono
abituali frequentatori di casa Sánchez, a eccezione di Darsi Ferrer, attualmente
esiliato negli Stati Uniti. Quasi tutte le foto sono proprietà del web, inoltre
troviamo un inserto culturale, la situazione del tempo all’Avana e provincie
limitrofe, oltre ad alcune capitali europee: Madrid, Berlino e Mosca. Una
sezione è dedicata al prezzo in pesos di alcuni prodotti, come la carne di
maiale, la zucca, i pomodori e la malanga. Ci sono anche alcuni consigli
anonimi su come aprire un negozio per tagliare i capelli. Non è firmata neppure
una nota sulla riunione dei vescovi cubani. La grafica della Home Page sembra
anemica da quanto è scolorita. I toni arancione sembrano presi da Cubaencuentro
o dall’uniforme dei prigionieri di Guantanamo. Il contenuto non è niente di
speciale, certo non corrisponde al proposito di scrivere il miglior giornalismo
insulare.
Tutto è segreto nel matrimonio Sánchez-Escobar. Non è lecito
sapere neppure quanto pagheranno i collaboratori (nell’Avana dissidente è voce
di popolo la loro taccagneria). Grazie alla fotocopia di un budget circolato su
Internet siamo venuti a sapere che “il nuovo periodico per una nuova Cuba”,
disporrà di un capitale iniziale superiore ai 420 mila dollari. Da questa
cifra, ai giornalisti destineranno circa 17mila dollari, oltre 130 mila
andranno alla gestione del web e intorno ai 170 mila per la tecnologia.
Senza sapere se questo spazio digitale adempierà al suo
compito informativo, un gruppo di intellettuali non ci ha pensato due volte a
firmare una lettera di sostegno, cosa che mi pare una mancanza di etica. Viene
inaugurato un presunto giornale con una pubblicazione così poco creativa come
una lettera di sostegno. Ma poi di sostegno a chi? Di certo non al giornalismo
indipendente cubano, che ha già compiuto 20 anni. Soltanto a una blogger venuta
fuori nel 2007, che non è stata mai convocata a Villa Marista, non ha mai
dormito in una cella, e che se va avanti così, a base di narcisismo e di culto
della personalità, finirà per diventare la versione femminile di Fidel Castro,
il più grande narcisista che ha sofferto Cuba.
Tania Quintero
(da El Blog de Tania Quintero, 22 maggio 2014)
Traduzione di Gordiano Lupi
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