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Attendendo Yoani
Di Gordiano Lupi "Ser cultos para ser libres" http://blog.edizionianordest.com/2013/04/attendendo-yoani.html
Conosco virtualmente Yoani Sánchez circa cinque anni fa,
grazie a una mia amica cubana, Andria Medina, che vive in Italia e quando
scrive come blogger si fa chiamare Gaviota. Un giorno mi passa un link di un
sito sconosciuto: Generación Y e mi invita a leggere un post intitolato Le due
Avana, scritto da una certa Yoani Sánchez. Scocca subito la scintilla, perché
mi rendo conto di trovarmi di fronte una cubana coraggiosa, per niente apatica
e conformista, che dice le stesse cose che ho sempre pensato durante i miei
viaggi e le lunghe permanenze a Cuba. In un primo momento mi sembra impossibile
che a scrivere su quel blog sia davvero una cubana. Nutro il ragionevole dubbio
che ci sia qualcosa sotto, un nickname, un’agente governativo, un trucco del
castrismo. Potenza della propaganda! Non riesco ad accettare che a Cuba
qualcuno abbia il coraggio di raccontare la vita quotidiana del presunto
paradiso tropicale (dal quale tutti vogliono scappare!), rifuggendo da vieti
luoghi comuni. Nonostante tutto comincio tradurla, con passione, per un sito
Internet italiano: www.tellusfolio.it, una rivista telematica della Valtellina,
trascurando i miei piccoli libri, dedicandomi anima e corpo a quei racconti che
mi ricordano da vicino la mia Cuba, soprattutto L’Avana povera che conosco
troppo bene, una città che non profuma di Chanel numero 5 e di formaggio
parmigiano, ma di fogna e disperazione. Proprio per questo mi è cara. E lotto
per lei, perché le cose un giorno possano cambiare. Mi dico che tradurre Yoani
Sánchez e altri autori della comunità blogger, come Orlando Luis Pardo Lazo, ma
anche Heberto Padilla, Virgilio Piñera, Felix Luis Viera, Guillermo Cabrera
Infante, è il solo modo possibile per fare la mia parte nella costruzione di
una Cuba libera. Yoani Sánchez un giorno mi scrive una lettera, con semplicità,
per chiedermi di collaborare traducendo il blog, curando la versione italiana.
Per me è un sogno che si avvera e che Mario Calabresi rende ancora più
concreto, chiamandomi a gestire il blog sul sito Internet de La Stampa. Contribuire
a diffondere il vero volto di Cuba è il compito che mi sono prefissato e che
continuo a fare con la collaborazione del mio amico Massimo Campaniello,
ideatore della rivista digitale Nuova Cuba (http://nuovacuba.wordpress.com/).
E adesso sono qui, in attesa di conoscere Yoani, dopo quasi
sei anni che collaboro con lei en la distancia, condividendo le sue idee parola
dopo parola, traducendola ogni giorno, al punto da essere in grado di sapere
come risponderebbe a una domanda insidiosa. Non avrei la sua diplomazia, questo
è certo. Neppure il suo carisma. A ognuno il suo ruolo, come dicevano i latini.
Yoani viene letta regolarmente in tutto il mondo, mentre a Cuba il suo sito
risulta oscurato. E poi anche se non lo fosse sarebbe impossibile per i cubani
seguire i suoi post, perché la connessione domestica non è consentita, a meno
che non si faccia parte dell’apparato - vedi Silvio Rodriguez - e un’ora di
connessione da un Internet Point costa 10 dollari. Una somma ingente per un
cubano. In ogni caso il gruppo dei blogger diffonde il suo pensiero tramite CD,
chiavette USB, pagine stampate. Yoani è sempre più conosciuta, anche per merito
della stampa e della televisione cubana che la cita in senso negativo per
definirla mercenaria.
In Italia mi onoro di aver contribuito non poco a farla
conoscere anche grazie a La
Stampa di Mario Calabresi, sensibile sin da subito nei
confronti di una voce libera. È impossibile tornare da Cuba e non conservare un
senso di profonda tristezza e di delusione di fronte alla scoperta di quel che
poteva essere e non è stato. A Cuba c’è un capitalismo di Stato che mantiene
l’economia saldamente nelle sue mani e al popolo toccano le briciole. Il doppio
sistema monetario mette in ginocchio la popolazione che vive in abitazioni
cadenti, fatica a mettere insieme il pranzo con la cena, deve scegliere tra il
mangiare e il vestire decentemente. Il solo modo di sopravvivere è il furto nei
confronti dello Stato, il mercato nero e il sottobosco illecito legato al
turismo (prostituzione, vendita prodotti contraffatti, affitti di case
illegali, taxi in nero…).
Yoani lo sa e lo scrive ogni giorno, per ricordare al mondo
che le cose non stanno come dice la propaganda. Non è sola nella sua lotta. Ho
conosciuto José Conrado, parroco di Santiago, uno dei firmatari della lettera
al Congresso statunitense dove si chiede una limitazione dell’embargo e la sua
progressiva scomparsa, ma anche riduzione delle limitazioni di viaggio verso
Cuba per i cittadini nordamericani. Pure Yoani Sánchez e Reinaldo Escobar sono
tra i firmatari, perché sono consapevoli che la fine dell’embargo voglia dire
fine delle scuse per il governo cubano e dimostrazione di una totale
inefficienza. L’embargo non toglie ossigeno al potere ma lo toglie al popolo, quindi
è giusto che finisca, perché sarebbe la prima mossa per favorire il
cambiamento. L’intervento della Chiesa Cattolica è importante perché può
favorire il cambiamento di Cuba in senso democratico e verso il rispetto dei
diritti umani. Ci sono altri giovani in gamba che lottano, come Eliecer Avila,
Rosa Maria Payá, Guillermo Fariñas, Berta Soler, accanto a dissidenti storici
come Elizardo Sanchez. Ma su tutti c’è lei: Yoani Sánchez, la nostra Godot, che
attendiamo con ansia nella sua prima visita italiana.
Tra tutte le cose che faccio per promuovere in Italia la
conoscenza del processo di cambiamento cubano, credo che “Yoani Sánchez - In
attesa della primavera” rappresenti uno strumento importante per conoscere gli
ultimi sei anni della storia cubana, attraverso la vita di un blog come
Generación Y, che ha contribuito a cambiarla. Non si possono rinchiudere le
idee in una galera, come ha già detto qualcuno. E Yoani ne è la dimostrazione
vivente.
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