Martina dalla provincia di Venezia ai ritmi cubani:
“Il futuro? Me ne preoccuperò quando diverrà presente”
Di Emiliana Pistillo 15/05/2013
Martina è una ragazza piena di vita, di sogni e
magnificamente determinata, originaria della provincia di Venezia. Già da
piccola si rende conto di vivere in una cittadina che le sta troppo stretta e
allora comincia a guardare lontano, comincia a sognare una terra magica. Per
dieci anni ha avuto un sogno, Cuba, che con grinta e volontà è riuscita a raggiungere
senza mai perdersi d’animo. Ora lavora presso il distributore di auto KIA
Motors e materiali per l'industria, Finauto International e sta cercando un
dottorato a Cuba per non abbandonare il percorso accademico e formativo portato
avanti fino ad ora.
“…Scoprii la vera Cuba, dotata di enormi contraddizioni ma,
forse proprio per questo, sempre in grado di stupirmi: povertà ma sanità e
istruzione gratuite, città e campagna, generosità e avidità, due valute (CUC ed
MN), stranieri e cubani, con o contro il governo, le differenze sociali, etc.
Insomma, dopo 30 giorni ritornai con più domande che risposte…”
Dal natio borgo selvaggio
Mi chiamo Martina e sono nata a San Donà di Piave, una
cittadina in provincia di Venezia che per molte ragioni non ho mai esitato a
considerare il mio "natio borgo selvaggio". Fin da piccola ho sempre bruciato le tappe,
imparando a leggere a soli 3 anni e a scrivere il mio primo racconto breve a 9.
Coi miei coetanei sandonatesi non mi sono mai trovata bene, e ricordo le
litigate coi compagni di asilo e di scuola come se fosse ieri. Di persone care
del paesello potrei soltanto citare mio fratello Riccardo e la mia migliore
amica Simona.
L’amore per Cuba
Nelle mie solitudini adolescenziali, cominciai a
interessarmi, per caso, dell'America latina e soprattutto del "caso
cubano", tanto che me ne innamorai. Iniziai a studiare tutto quel che
trovavo sull'argomento Cuba: cultura,
storia, stile di vita e addirittura imparai lo spagnolo da privatista fino ad
arrivare al livello C2. Tuttavia, dato lo scarso appoggio dei miei genitori
alla causa, la giovane età e la mancanza cronica di denaro, non potevo,
all'epoca, effettuare il tanto agognato viaggio verso la Isla Grande.
La svolta alla mia esistenza ribelle arrivò con
l'università, vincendo il concorso della Scuola Galileiana di Studi Superiori
(www.scuolagalileiana.unipd.it) dell'Ateneo di Padova, una scuola di eccellenza
aperta a tutti i folli studiosi come me. In quei cinque anni trascorsi al
Collegio Morgagni ho stretto buone amicizie e frequentato un ambiente ben più
stimolante di quello della mia città natale.
Il concorso di ammissione alla Galileiana mi fece conoscere
il mio primo e attuale ragazzo, Andrea, che entrò poi alla Normale di Pisa,
costringendo entrambi a una rocambolesca storia a distanza Padova-Pisa. Grazie
ad Andrea imparai a viaggiare, sia in Italia che all'estero, nonché a
riordinare i miei pensieri in una forma più sistematica, al di là delle
simpatie istintive.
La prima volta a Cuba
Proprio con Andrea partii alla volta di Cuba, nel luglio del
2009, tre giorni dopo il conseguimento della Laurea Triennale in Lettere
Moderne. Fu un viaggio di due settimane, fondamentalmente turistico ma non
troppo, alla scoperta dei luoghi storici e naturalistici dell'isola, nonché
delle sue principali città: La
Habana , la capitale; Santa Clara, la città del Che Guevara;
Trinidad e Camaguey, gioielli coloniali; Bayamo, città simbolo del Risorgimento
cubano dell'Ottocento, contro gli spagnoli; la Sierra Maestra , in
cui si rifugiarono Fidel Castro e i suoi guerriglieri per dare inizio alla
Rivoluzione cubana; Santiago di Cuba, seconda città del paese, a 900km dalla
capitale e, infine, la Baia
dei Porci, luogo che vide lo sbarco delle truppe statunitensi nel '61 e il loro
annientamento in sole 72 ore. Tour impegnativo, forse troppo per la prima
volta, ma che riuscimmo, tra peripezie e litigate, a portare a termine.
La seconda volta: la Vera Cuba
Il secondo viaggio, effettuato a novembre 2010, durò un mese
e lo feci da sola, con uno zaino di 20kg sulle spalle e uno zainetto di 5kg
davanti, utilizzando treni, camion, autostop, autobus locali per muovermi. Gli
stessi cubani, soprattutto i miei "nonni" che mi affittavano la
stanza, mi aiutarono a scegliere le soluzioni meno turistiche e più economiche.
In questo modo scoprii la
Vera Cuba , dotata di enormi contraddizioni ma, forse proprio
per questo, sempre in grado di stupirmi: povertà ma sanità e istruzione
gratuite, città e campagna, generosità e avidità, due valute (CUC ed MN),
stranieri e cubani, con o contro il governo, le differenze sociali, etc.
Insomma, dopo 30 giorni ritornai con più domande che
risposte, ma ben presto la "Cubanite", malattia di chi ha nostalgia
della maggiore delle Antille, bussò di nuovo alla porta, e nel mezzo della
crisi di nervi mi resi conto che la mia vita futura poteva prendere due strade:
1) Fare carriera in Italia e usare tutte le ferie e i risparmi per andare a
Cuba; 2) Cercare di vivere e lavorare li', per acquietare definitivamente la
cubanite. E, poiché "tentar non nuoce, ma i rimpianti si'", optai per
la seconda soluzione, dato che per mettere in pratica la prima c'è sempre
tempo.
Vivere e lavorare a Cuba, come?
Quel che non avevo ben capito all'inizio fu che mi aspettava
un anno di inferno, prima di riuscire a vedere i frutti della mia piccola
follia: a Cuba la burocrazia è atroce, e se non si hanno agganci la strada
rischia di trasformarsi in un vicolo chiuso, per la semplice ragione che le
aziende straniere, fra cui molte italiane, presenti sul territorio cubano
difficilmente sono in cerca di personale, e, al contrario, sono sommerse di
richieste da parte di persone che vorrebbero trasferirsi a vivere sull'isola.
Vivere e lavorare, lavorare e vivere. Le due cose sono
connesse, perché chi trova lavoro a Cuba ha diritto a risiedere nel paese per
tutta la durata del contratto di lavoro, che va rinnovato ogni anno. Altre
soluzioni per poter ottenere la residenza sono: iscriversi a una Università
cubana o sposarsi con cubano/a. Quest'ultima possibilità permette di accedere
alla residenza permanente e, di conseguenza, a tutti i diritti/doveri dei
cubani.
Nonostante queste reali difficoltà, sono riuscita a trovare
lavoro, al primo tentativo, presso il distributore di auto KIA Motors e
materiali per l'industria, Finauto International
(www.finautointernational.com), azienda con Casa Madre in Liechtenstein ma con
una dirigenza tutta italiana; e cosi', dopo 10 anni di sogni e con 26 anni
sulle spalle, sono finalmente Residente Temporal a Cuba, come pure dimostra la
mia Carta di Identità Cubana. Nel frattempo, mi sono laureata alla Magistrale
in Linguistica e ho conseguito il Diploma della Scuola Galileiana con una tesi
sull'unico italiano che partecipò alla rivoluzione.
Io , Mao e i ritmi cubani
Vivo all'Avana, nel Vedado, ex quartiere della mafia e dei
night ed ora sede della movida avanera: ristoranti, cinema, cabaret e
universitari a passeggio. Vivo con 100 CUC al mese (circa 80 euro), ovvero come
una cubana benestante.. cioè bene ma senza eccessi. La discoteca è cara, idem i
locali, ma a me non piacciono; in compenso, le mie vere passioni sono
reperibili a basso costo: lbri, teatro, balletto classico, cinema e opera
lirica. Di recente ho visto i balletti Coppelia e Schiaccianoci, nonché la Boheme di Puccini, tutti
spettacoli di ottimo livello e il cui costo non superava 1 CUC (0,80 centesimi
di euro). I cubani adorano i cani, ma io ho di recente preso in adozione un
gatto, Mao (Tse-Tung), un diavoletto di tre mesi che rallegra le mattine e i
rientri serali dal lavoro. Quando non lavoro, guardo la Tv , assisto a più eventi
pubblici, politici e culturali possibile, faccio pubbliche relazioni e,
ovviamente, bado alla casa e faccio le spese. Qui i ritmi sono lenti, molto più
lenti dell'Italia, ma a una persona ansiosa come me non possono che giovare.
E l’Italia?
Sinceramente dell'Italia non mi manca niente, fatta
eccezione quando mi lamento per l'alto prezzo dell'olio d'oliva e del cibo in
scatola.. ma risolvo tutto grazie ad amici italiani che, venendo a Cuba, mi
portano questi alimenti voluttuari. Amo i cubani, ma mi fido di pochissimi: le
truffe allo straniero sono sempre dietro l'angolo e anche chi vive da anni qui
continua a cascarci; tuttavia ho conosciuto persone splendide che mi hanno
offerto sostegno morale e materiale fin dall'inizio, appoggiando i miei sogni e
i miei progetti. L'Italia è un paese molto amato dal popolo cubano, soprattutto
per la moda e il cibo.
Sono tornata in Italia a marzo 2013, dopo un anno di assenza
dall'Italia, per discutere la tesi della Scuola Galileiana, e ci ritornerò ogni
qual volta sia necessario. Non odio l'Italia, semplicemente sto meglio qui, per
ora.. e vorrei che il mio fidanzato Andrea mi raggiungesse per metter su
famiglia e crescere a Cuba i nostri figli. Può darsi che decida tornare, ma se
ciò accadrà sarà soltanto frutto di una decisione meditata a lungo, e
soprattutto, non influenzata da genitori, amici o relazioni sentimentali.
Al momento sto cercando un dottorato a Cuba che faccia al
caso mio, per non abbandonare il percorso accademico e formativo portato avanti
fino ad ora.
Il futuro?
Me ne preoccuperò quando diverrà presente.
Di Emiliana Pistillo 15/05/2013
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