09/01/2014
YOANI SANCHEZ
Viviamo in una società di alchimisti. Non trasformano il
ferro in oro, ma sono abili a sostituire ingredienti e a falsificare di tutto.
Il loro scopo è truffare i clienti e rubare allo Stato. Per far ciò utilizzano
persino la tavola periodica di Mendeléyev cercando elementi che possano essere
sostituiti con altri più economici.
Alcune di queste formule ingegnose meriterebbero un anti
Nobel per la Chimica,
specialmente per gli effetti nocivi sulla salute che possono provocare. Basta
vedere una ricetta per fare salsa di pomodoro che comprende barbabietole,
patate dolci bollite, spezie, farina di mais e colorante rosso, di quello usato
per i capelli. Se un osservatore curioso chiede: “E il pomodoro? Gli inventori
rispondono quasi con un rimprovero: “No, il pomodoro non c’è”.
Le strade sono piene di tubetti di colla che quando si
spremono contengono soltanto aria. Confezioni di sciampo mescolato con il
detergente per lavare gli indumenti. Saponi con frammenti di materiale plastico
aggiunto in fabbrica da impiegati che rivendono la materia prima. Bottiglie di
rum prodotte clandestinamente con alcol sanitario e zucchero caramellato per
simulare invecchiamento. Acqua imbottigliata, riempita da qualche cannella e
messa in vendita sugli scaffali di molti mercati.
Per non parlare delle imitazioni dei sigari Cohiba e di
altre marche, vendute agli ingenui turisti come se fossero autentici. Niente è
quel che sembra. Buona parte della popolazione accetta tali contraffazioni
manifestando una sorta di solidarietà con il truffatore. “Le persone devono pur
vivere!”, dicono, giustificando la presa in giro, persino i più
danneggiati.
Nel lungo elenco dei prodotti falsificati, il pane del
razionamento occupa il primo posto. È il prodotto più contraffatto della nostra
alimentazione, la cui formula originale è andata perduta da decenni per colpa
dei modelli standard e della sottrazione di risorse.
Nelle panetterie, gli “alchimisti” raggiungono livelli di
vera genialità. Aggiungono enormi quantità di lievito affinché l’impasto cresca
a dismisura e si ottenga quel “pane d’aria”, che lascia le gengive dolenti e lo
stomaco vuoto. Per non parlare di quando viene sostituita la farina da forno
con altra usata per produrre pasta e spaghetti. Grazie a tale procedimento nella
nostra bocca finisce una cosa dura, secca e senza aroma. Meglio non guardare
prima di mangiarla perché l’apparenza è peggiore del sapore. Se Paracelso
resuscitasse, dovrebbe venire su questa Isola. Ne avrebbe di cose da imparare!
Traduzione di Gordiano Lupi
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