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lunedì 13 gennaio 2014

Alchimie e menzogne

09/01/2014




YOANI SANCHEZ

Viviamo in una società di alchimisti. Non trasformano il ferro in oro, ma sono abili a sostituire ingredienti e a falsificare di tutto. Il loro scopo è truffare i clienti e rubare allo Stato. Per far ciò utilizzano persino la tavola periodica di Mendeléyev cercando elementi che possano essere sostituiti con altri più economici.
Alcune di queste formule ingegnose meriterebbero un anti Nobel per la Chimica, specialmente per gli effetti nocivi sulla salute che possono provocare. Basta vedere una ricetta per fare salsa di pomodoro che comprende barbabietole, patate dolci bollite, spezie, farina di mais e colorante rosso, di quello usato per i capelli. Se un osservatore curioso chiede: “E il pomodoro? Gli inventori rispondono quasi con un rimprovero: “No, il pomodoro non c’è”.
Le strade sono piene di tubetti di colla che quando si spremono contengono soltanto aria. Confezioni di sciampo mescolato con il detergente per lavare gli indumenti. Saponi con frammenti di materiale plastico aggiunto in fabbrica da impiegati che rivendono la materia prima. Bottiglie di rum prodotte clandestinamente con alcol sanitario e zucchero caramellato per simulare invecchiamento. Acqua imbottigliata, riempita da qualche cannella e messa in vendita sugli scaffali di molti mercati.
Per non parlare delle imitazioni dei sigari Cohiba e di altre marche, vendute agli ingenui turisti come se fossero autentici. Niente è quel che sembra. Buona parte della popolazione accetta tali contraffazioni manifestando una sorta di solidarietà con il truffatore. “Le persone devono pur vivere!”, dicono, giustificando la presa in giro, persino i più danneggiati.
Nel lungo elenco dei prodotti falsificati, il pane del razionamento occupa il primo posto. È il prodotto più contraffatto della nostra alimentazione, la cui formula originale è andata perduta da decenni per colpa dei modelli standard e della sottrazione di risorse.
Nelle panetterie, gli “alchimisti” raggiungono livelli di vera genialità. Aggiungono enormi quantità di lievito affinché l’impasto cresca a dismisura e si ottenga quel “pane d’aria”, che lascia le gengive dolenti e lo stomaco vuoto. Per non parlare di quando viene sostituita la farina da forno con altra usata per produrre pasta e spaghetti. Grazie a tale procedimento nella nostra bocca finisce una cosa dura, secca e senza aroma. Meglio non guardare prima di mangiarla perché l’apparenza è peggiore del sapore. Se Paracelso resuscitasse, dovrebbe venire su questa Isola. Ne avrebbe di cose da imparare!

Traduzione di Gordiano Lupi  

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