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venerdì 17 gennaio 2014

Cuba, la rivoluzione delle cooperative


 
Apertura della tv di Stato, che lancia una “scuola della cooperazione”. La Chiesa Usa ha inviato 500mila dollari “per assicurarsi che i cubani apprendano la Dottrina sociale cattolica”

ALVER METALLI
BUENOS AIRES

Cos’è una cooperativa, come sorgono in altri paesi, che vantaggi offrono... sono tutte domande che di per sé non hanno nulla di dirompente ma che riproposte a Cuba suonano in tutt’altra forma. Se poi, a formularle, con relativa risposta elogiativa, è la televisione cubana, quella di Stato, l’unica che gli abitanti dell’isola possono vedere fatto salvi gli audaci che intercettano i segnali  provenienti da Miami, la cosa ha del “rivoluzionario”.
Il seminario “Verso una cultura cooperativa” che da pochi giorni ha cominciato a trasmettere il Canale educativo statale non ha precedenti nella storia della televisione cubana. Anzi, cooperative e forme economiche a vario titolo basate sull’iniziativa privata sono sempre state tabù, quando non apertamente biasimate. Adesso sembra proprio che il cooperativismo sia la chiave di volta con cui Raúl Castro intende de-statalizzare l’economia cubana senza de-nazionalizzarla. Con grande attenzione della Chiesa, cubana e degli Stati Uniti, che ha inviato nell’isola l’ausiliare di Chicago, John Manz con un pacchetto di aiuti di 500mila dollari annuali “per assicurarsi che i cubani apprendano la Dottrina sociale cattolica” mano a mano che aprono negozi e avviano cooperative.
Quello appena inaugurato sulla televisione di Stato “non è un corso specializzato su come costruire una cooperativa nei suoi aspetti tecnici, economici e finanziari” precisa Jesús Cruz, professore della Facoltà di Economia dell’Università di L’Avana che ha a carico il coordinamento del seminario. Le trasmissioni saranno 11, tutte realizzate dall’Università con la collaborazione dell’Asociación Nacional de Economistas de Cuba (Anec).
Il nesso con quel che sta avvenendo nella società cubana, dove alcune centinaia di cooperative hanno cominciato a funzionare e altre se ne aggiungeranno nelle prossime settimane, è evidente. Alcides López, docente e relatore nel programma televisivo, lo stabilisce apertamente facendo notare come il corso è “risultato dell’aggiornamento del modello economico del paese” dove il cooperativismo avrà un ruolo vieppiù rilevante. Ragion per cui “la popolazione deve conoscere il tema”.
Il corso sarà strutturato in due cicli, il primo sulla situazione delle cooperative nel mondo, il secondo sulla storia e lo sviluppo cooperativo a Cuba. Questa seconda parte, si legge nel programma, si centrerà sulle cooperative operanti nel paese, quelle di credito e servizi, quelle di produzione agropecuaria e le cooperative operaie. “Si esamineranno le ragioni e le condizioni della loro nascita, cosa le differenzia e le caratteristiche principali, i vantaggi e i limiti che possono avere”.
Verranno anche ascoltate le esperienze di persone che lavorano in cooperative “di successo” a Cuba tra le 250 (non agropecuarie) che si sono aperte negli ultimi tempi, “per conoscere e capire dalla loro bocca come hanno ottenuto i risultati che oggi esibiscono”.
Un altro economista cubano che prenderà parte all’inedito corso televisivo, Henry Colina, sottolinea che “non ci sono divieti perché le persone si associno a una cooperative qualunque”. Chi si riunisce sono persone “che hanno necessità comuni, si conoscono, hanno fiducia tra loro e si lanciano in una azione collettiva di natura economica ma non solo economica”. Segue una definizione che farebbe invidia al cooperativismo di tradizione cattolica e socialista di altre latitudini, quella di “associazioni autonome che si riuniscono per affrontare le proprie necessità e le proprie aspirazioni di natura economica, sociale o culturale, basandosi sulla gestione collettiva della proprietà e una amministrazione democratica”.

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