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giovedì 30 gennaio 2014

Zelo e CELAC





YOANI SANCHEZ
Ieri mi ha chiamato un amico. Era nervoso. Nei dintorni di casa sua la polizia stava facendo una scrupolosa “pulizia”. Aveva ragione di essere così alterato, perché questo pensionato senza pensione vive grazie a un’antenna parabolica illegale con la quale somministra servizi televisivi a diverse famiglie. Per questo quando le forze dell’ordine diventano più severe, il mio amico deve tagliare i cavi, nascondere la parabola e rinunciare a incassare le quote per i giorni in cui sospende il servizio. Per lui si tratta di un vero disastro economico. Ogni volta che sente parlare della celebrazione di un vertice internazionale, di un incontro con ospiti stranieri o di qualche visita di governanti di un altro paese, comincia a temere per la sua attività. Sa che a ognuno di quegli eventi corrisponde una retata di polizia caratterizzata da zelo e intransigenza. 


Quando Benedetto XVI fece visita a Cuba, centinaia di mendicanti, prostitute e dissidenti furono “tolti di circolazione”. L’impresa telefonica Cubacel fece la sua parte sospendendo il servizio in tutto il paese a circa cinquecento abbonati. Adesso è in arrivo il secondo Vertice della Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici (CELAC) che si celebrerà alla fine di gennaio all’Avana. Si vedono già camion pieni di vasi, con piante che verranno annaffiate per appena due settimane e che saranno disposte nelle strade principali. In alcune zone del centro si alzano impalcature con imbianchini che colorano pareti screpolate e annerite. Ritoccano anche la segnaletica stradale lungo il percorso che faranno gli ospiti e vengono sostituiti persino i vecchi cartelloni scalcinati. 


Hanno detto a quella parte di Avana clandestina e ufficialmente “impresentabile” di starsene quieta, molto quieta. I mendicanti se ne staranno rinchiusi fino a quando non sarà finito il Vertice, i prosseneti sanno che devono tenere sotto controllo ragazze e ragazzi, mentre membri della polizia politica perquisiscono le case degli oppositori. Pure il mercato illegale è bloccato. “Tranquilli, tranquilli”, ripetono i poliziotti in tono minaccioso, senza mai mettere per scritto i loro avvertimenti. Per questo il mio amico ha cominciato questa mattina a scollegare la sua attrezzatura, poi mi ha chiamato di nuovo per dire che nei giorni 28 e 29 gennaio non pensa di mettere piede in strada. “Sicuro! Non ho nessuna voglia di dormire in una cella!” mi ha detto, prima di riattaccare il telefono e di mettere al sicuro l’antenna. 


Traduzione di Gordiano Lupi  

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