“Obama should end the
Embargo on Cuba” esortava l’influente New York Times in un editoriale dello
scorso 17 ottobre.
Poche settimane dopo, il Presidente Barack Obama e Raúl
Castro Ruz, presidente del Consiglio di Stato e dei ministri, annunciavano la
ripresa delle relazioni bilaterali tra gli Stati Uniti e Cuba.
Un lungo articolo pubblicato pochi giorni fa sul Granma ha
reso conto dell’avvio delle negoziazioni a L’Avana tra le delegazioni dei due
paesi: “Inizia un nuovo capitolo” enfatizzava l’organo di informazione del
Partito comunista cubano.
Due donne a guidare le folte rappresentanze diplomatiche,
l’americana Roberta Jacobson, nella veste di vice segretaria di Stato per gli
affari dell’emisfero occidentale, e la cubana Josefina Vidal Ferreiro, alta funzionaria
del Ministero degli affari esteri. Due donne chiamate a dare avvio al “disgelo”
dell’ultimo blocco espressione della “guerra fredda”.
Per normalizzare i rapporti bilaterali tra paesi divisi da
un sottile braccio di mare ma da una visione opposta dell’economia e della
politica, occorre partire da piccoli passaggi burocratici: dichiarare la
cessazione dei trattati che istituivano, in assenza di rappresentanze
diplomatiche ufficiali, gli “uffici di interesse”, presidi con funzioni
consolari impiantati sotto la protezione della Svizzera, paese che dal 1961
rappresenta gli interessi americani a Cuba e dal 1991 quelli dell’isola
caraibica negli Usa. Dichiarare, quindi, la volontà di riattivare le ambasciate
nei rispettivi paesi richiamando i principi espressi nella Carta delle Nazioni
Unite e nella Convenzione di Vienna sulle Relazioni diplomatiche e consolari.
L’agenda politica, al di là degli aspetti amministrativi,
prevede la cooperazione nei campi più vari: sicurezza dello spazio aereo,
scambio di dati su monitoraggi sismici, sulle aree marine protette, sulle
emergenze epidemiologiche, l’Ebola fra tutte.
E ancora il settore delle comunicazioni: il passo
programmato è l’elaborazione di un piano-pilota per ripristinare servizi di
corrispondenza postale, cui farà seguito la già annunciata autorizzazione
cubana in favore delle multinazionali americane delle telecomunicazioni per
valutare possibilità di business nell’isola.
Due le garanzie chieste da Cuba: cancellazione da parte del
Dipartimento di Stato americano dalla lista dei paesi che appoggiano il
terrorismo, l’isola fu inserita nell’elenco dei “paesi canaglia” nel 1982 in seguito ad un
timido appoggio a movimenti ribelli latinoamericani. Rispetto della sovranità e
dell’autodeterminazione dell’isola.
“Spetta ai cubani decidere del loro futuro” ha rassicurato
Roberta Jacobson in una visita alla redazione di “14ymedio”, il portale diretto
dalla dissidente Yoani Sánchez.
Tra due settimane il prossimo vertice diplomatico.
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