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mercoledì 9 settembre 2015

Il Futuro


di Luis Orlando Pardo Lazo

Il futuro è fossile.
Il futuro è foul.
Il futuro è una pioggerellina davanti alle macchine fotografiche.
Il futuro è un rumore parassita nei microfoni.
Biografie che si scoraggiano, che non si scelgono.
Piccole esistenze che si gonfiano di pioggia e dolore.
Memoria scalcinata come le colonne con osteoporosi e le facciate screpolate di questa città.
Il futuro è fede. Una fede senza fedeli, senza Fidel.
Il futuro è fascismo o per lo meno facinoroso.
Il futuro è felicità, territorio dell’immaginazione impossibile.
Il futuro sono io.
Quando il presente torna a essere precario, quando l’illusione è invisibile, quando la parola non basta neppure per ripetere parole, quando ogni discorso è demagogia,
quando il silenzio ci avvolge e ci fa sprofondare,
circondandoci di una pace postuma, antica.
Ascolta il silenzio del clarino.
Il futuro è scalciare alla deriva.
Il futuro è pedalare la disfatta: bicitaxi, macchine da cucire o da costruzione, zattere con palline, tastiere di computer preistorici, aste, casse, muri, frammenti di Rivoluzione dopo la Rivoluzione.
Il futuro è reazione intensa.
Il futuro è un’Avana fuori da una Storia eccessiva.
Il futuro è mancanza di istologia.
Avana nostra che stai nel fango, nazionalizzato sia sempre il tuo nome, vengano a noi le tue rovine, sia fatta la tua violenza così in terra come nel suo ricordo, sia filmato il tuo futuro che non è mai stato, e liberaci da tutto eccetto che dal tuo mare.
Il futuro è umor putrido, pietroso, patrio.
Il futuro è un buco. Un’eco.
Il futuro è fumo. Umiliazione dell’umiltà.
Il futuro è adesso. Ologramma dell’oggi.

Traduzione di Gordiano Lupi 

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