Tempesta Erika: il contingentamento medico cubano Henry
Reeve, addestrato per il soccorso di emergenze ed eventi catastrofici, è stato
inviato a Dominica in aiuto delle popolazioni colpite dalla tempesta tropicale
31 agosto 2015 18:33 - Valentina Ferrandello
Cuba ha inviato oggi in Dominica una spedizione
medico-sanitaria e circa 1,2 tonnellate di materiali medici ed altri prodotti
per aiutare le centinaia di feriti della tempesta tropicale Erika, che ha
provocato più di 20 morti nella isola caraibica orientale. La spedizione cubana è composta da 16 medici,
epidemologhi, e personale sanitario ma
anche da 3 ingegneri edili e due ingegneri elettrici, affinchè possano aiutare
non solo dal punta di vista medico ma anche tecnico gli abitanti delle zone
colpite dal disastro della tempesta e dalle inondazioni provocate dalle intense
piogge che hanno accompagnato Erika durante il suo drammatico passaggio a
Dominica, passaggio previsto dagli esperti ma sicuramente non di questa portata
che si è trasformata in dramma.
dominicana. Fra gli specialisti cubani inviati a Dominica,
spiccano gli specialisti che quest’anno hanno partecipato alla lotta contro
l’epidemia del virus Ebola in Africa Occidentale, ha dichiarato il capo
d’equipe Norberto Ramos. Il gruppo
inviato è altamente specializzato nei soccorsi ed interventi di emergenza, fa
parte infatti dei contingenti medici specializzati per le situazioni di
disastri e gravi epidemie, il “Henry Reeve”, che ha prestato il suo servizio
anche in Pakistan, Guatemala, Cile e
Nepal. L’Henry Reeve, che porta il nome
di un valoroso statunitense che durante la guerra di indipendenza si unì con i
cubani, è stato costituito nel 2005 dal presidente Fidel Castro, con la
missione di assistere le altre nazioni colpite da situazioni di emergenza e
disastri naturali. Il Governo di Dominica
ha dichiarato che attualmente sono nove le zone del paese maggiormente
colpite dal disastro e che risultano quasi isolate e di difficile
raggiungimento anche per i soccorsi a causa delle torrenziali piogge che hanno
provocato allagamenti e frane con la
conseguente interruzione dei collegamenti: in quelle zone, ancora, si cercano
possibili sopravvissuti sotto le montagne di fango, ma la speranza è ormai
debole.
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